Il finale dell’inchiesta sui presunti finanziamenti illeciti è degno di un “cinepanettone”
ROMA – Ieri sera si è tornati a parlare dei presunti finanziamenti illeciti fatti da presunti finanziatori a presunti esponenti di partito messi in contatto dall’unico protagonista realmente riconoscibile e cioè Roberto Jonghi Lavarini.
“FangoPage” (così è stato ribattezzato il sito per la campagna di fango contro Giorgia Meloni e Matteo Salvini) ha cercato, con un servizio molto suggestivo, di far credere che una valigia piena zeppa di soldi fosse destinata a qualche esponente politico “di Fratelli d’Italia e Lega”.
Questo in estrema sintesi, il contenuto della seconda puntata di Fanpage sulla “lobby nera”, andata in onda anche su La7, dopo che la prima puntata ha portato la Procura di Milano ad aprire un’inchiesta per finanziamento illecito e riciclaggio a carico di Jonghi Lavarini e dell’eurodeputato di Fdi Carlo Fidanza.
Un finale esilarante dove una signora imbacuccata con cappotto, cappello, occhialoni, mascherina (tutto rigorosamente nero orbace) si avvicina al giornalista, dice una parola d’ordine e ritira il trolley pieno di libri “antifassisti“. Neanche i Vanzina avrebbero immaginato un finale così comico.
Sarebbe stato molto più interessante, per trasformare l’inchiesta da suggestiva a giornalistica, seguire la signora “in nero”. Filmare la consegna del “pacco” e smascherare un politico vero e non un millantatore in cerca di “fortune economiche” come Roberto Jonghi Lavarini.
A far notizia però, non tanto il servizio suggestivo e fitto di omissis (le denunce fioccheranno comunque) ma il lapsus, sarebbe meglio definirlo “scivolone”, compiuto dal direttore di Fanpage Francesco Cancellato.
Nel presentare il servizio, la suggestione inizia con “la richiesta da parte di Roberto Jonghi Lavarini dei soldi per finanziare la campagna elettorale” ma l’enfasi ha tradito il direttore che si lascia sfuggire “i soldi promessi a…. per finanziare….” a quel punto Cancellato si è reso conto di aver detto una cosa grave e con difficoltà ha cercato di correggersi. Chissà che reato compie chi promette denaro.
Già perché chiedere autonomamente dei soldi come hanno fin qui fatto credere è un discorso, rivendicare una promessa di finanziamento è tutt’altra cosa.
Il giornalista che si ha adescato Roberto Jonghi Lavarini, fingendosi un lobbista londinese, è Salvatore Garzillo.
Garzillo non è l’ultimo arrivato. Nato a Napoli nel 1987 è giornalista e disegnatore. Nel 2011 diventa cronista di nera per Ansa, il gruppo Il Messaggero, Libero e Fanpage.it dove tutt’oggi lavora. Ha realizzato interessanti reportage in Afghanistan, Kosovo, Grecia e Ucraina.
Il servizio è incentrato solo su suggestioni e teoremi degli autori. Tra questi, il direttore cita tale “Luigi Arsenio”. Sarebbe davvero interessante conoscere il curriculum anche di questo Arsenio e soprattutto il ruolo avuto nell’inchiesta. Cosa abbastanza facile per Carlo Fidanza che potrà avere accesso al fascicolo che lo riguarda.
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