I casi di vaiolo delle scimmie sono aumentati a quattro in Italia, con quello diagnosticato in Toscana, ad Arezzo, e altre 15 persone sono in osservazione, mentre sono oltre 190 casi quelli identificati nelle ultime settimane in 16 Paesi di Europa. Secondo le stime più recenti del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), rilevati in otto Paesi. È una situazione complessa e con molti punti ancora da chiarire, ma per l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è possibile contenere la trasmissione.
«Intendiamo bloccare la trasmissione del virus da uomo a uomo e siamo in grado di farlo nei Paesi in cui il vaiolo delle scimmie non è endemico», ha detto Maria Van Kerkhove, a capo della ricerca sulle malattie emergenti dell’Oms. Per l’Oms, inoltre, non è ancora chiaro se il virus del vaiolo delle scimmie sia mutato e la risposta potrebbe arrivare dalla prima sequenza genetica, ottenuta in Portogallo e appena pubblicata, da cui emerge che il ceppo virale che sta circolando è quello dell’Africa occidentale, meno aggressivo rispetto al secondo ceppo finora noto, originario dell’Africa centrale. Gli sbarchi sempre più massicci ed incontrollati fanno suonare un campanello d’allarme da non sottovalutare ulteriormente.
L’Oms prepara intanto un confronto a 360 sul virus per la prossima settimana, mentre domani è prevista la riunione del comitato per la sicurezza sanitaria dell’Unione europea. I sintomi dei casi rilevati in Europa appaiono lievi, ha detto la direttrice dell’Ecdc, Andrea Ammon, che oggi ha presentato una prima valutazione del rischio della malattia. Un’altra buona notizia è che gli over 50 sembrano essere protetti dal vaccino anti-vaiolo fatto da bambini, ha detto l’infettivologo francese Jean-Daniel Lelièvre, dell’ospedale Henri-Modor di Créteil.
Una delle domande principali è perché, proprio ora stia circolando un virus noto dal 1958 e da allora rimasto sostanzialmente confinato in Africa, ha rilevato il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca. Si studiano eventuali nessi fra i casi finora noti e al momento un elemento ricorrente sembra essere una vacanza alle Canarie, dove fra il 5 e il 15 maggio sarebbe stato organizzato un evento molto affollato a Maspalomas. Sembrerebbe legato alle Canarie anche il quarto caso italiano, un uomo di 32 anni ricoverato in Toscana, nell’ospedale San Donato di Arezzo, nel quale la diagnosi è stata confermata in seguito alle analisi condotte dall’Istituto Spallanzani di Roma.
È senza risposta da oltre 60 anni anche la domanda sull’origine di questo virus: sebbene siano stati osservati contagi sia da roditori che da primati non umani, l’animale “serbatoio” dal quale parte l’infezione non è ancora noto. Una risposta potrebbe arrivare dalle sequenze genetiche del virus, la prima delle quali è stata pubblicata e depositata da un gruppo di ricerca portoghese su una piattaforma liberamente accessibile ai ricercatori, proprio come fin dall’inizio del 2020 si sta facendo con il virus SARS-CoV-2. A ottenere la mappa genetica del virus è stata l’unità di Bioinformatica del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Nazionale di Sanità “Doutor Ricardo Jorge” (Insa) di Lisbona.
Quello che emerge da questa prima analisi, che gli stessi autori della ricerca definiscono preliminare, è che il virus rilevato in Europa sembrerebbe simile al ceppo meno aggressivo endemico dell’Africa occidentale e che fra il 2018 e il 2019 aveva provocato alcuni casi in Gran Bretagna, Singapore e Israele. In attesa di risposte, si adotta la linea della prudenza. L’Agenzia britannica per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (Ukhsa) consiglia un periodo di isolamento di 21 giorni a chi abbia avuto contatti diretti o all’interno della propria famiglia con casi confermati di vaiolo delle scimmie. Ha deciso per l’isolamento anche la Germania, ma non per la quarantena, sulla base della stima che «al momento il rischio di un contagio di ampia portata della popolazione sia esiguo».