#Tarquinia2017 – Gli sconfitti del PD si schierano quasi al completo con Mencarini. Mazzola torna in consiglio se rinuncia Ranucci

Intanto Semi di Pace continua a fare da palcoscenico per i politici di sinistra (per il dopo Leoni) mentre attende di vincere l’appalto sulla raccolta degli indumenti usati per altri tre anni

TARQUINIA – Sabato pomeriggio appena trascorso, è stata una giornata campale per il Partito Democratico a Tarquinia. Nel quartier generale della famiglia Leoni, Semi di Pace, si è consumato l’ultimo passaggio politico prima del ballottaggio di domenica prossima.

Che gli inciuci tra Mazzola, Celli e Leoni (tutti artefici della svendita del PD) e Mencarini fossero evidenti lo ha testimoniato lo spoglio del primo turno elettorale. Poi le dichiarazioni di tutti e tre i personaggi politici fatti sotto varie forme di comunicazione (gutturali Mazzocchio [pardon Mazzola], comunicato stampa Celli, Facebook Leoni) che si sono schierati apertamente con Mencarini.

Poi il comunicato ufficiale del PD dove, in un panegirico di parole peraltro molto confuse, ribattevano sulla necessità di un voto di quasi libertà di coscienza ma indirizzata a tutto gas verso Mencarini.

Insomma tutta la classe dirigente che ha subito questa sonora sconfitta del PD e la rimanente della balena bianca riaprono un capitolo “schifato” dai veri uomini di sinistra, quelli di centro e quelli di destra e cioè la così detta accozzaglia della democristianeria che ha rovinato l’Italia che da quelle macerie ancora non riesce a rialzare la testa.

Un susseguirsi frenetico di annunci culminati con la manifestazione, straordinaria per libertà di pensiero e per il ricordo della Shoa, che è servita per limare gli ultimi dettagli dell’accordo messo in scena da Semi di Pace.

In Semi di Pace, dove l’asse Mazzola-Mencarini è stato fotografato, c’è il potentato della famiglia Leoni. La moglie Sandra non ha nascosto a nessuno la sua intenzione di voto. Per carità, ognuno è libero di votare o non votare e, soprattutto, di votare chi meglio crede. Ha colpito il fatto che, per la prima volta, tra gli invitati ci fosse un esponente di centrodestra (Mencarini, ma forse lo è solo di facciata).

Comunque, di  partigianerie così evidenti, ad una settimana dal voto, con un appalto per la raccolta degli indumenti usati che, come tutti sanno già da tempo, rivincerà Semi di Pace, è sembrata una provocazione di cattivo gusto.

Semi di Pace ha quasi il monopolio della raccolta degli indumenti usati, attraverso i cassonetti, in tutto l’Alto Lazio. Indumenti che, una volta raccolti, vengono trattati, imballati e venduti al quintale per finire poi sulle bancarelle dei mercati ad 1 euro o poco più.

Questo business, che ha visto Semi di Pace al centro di attenzioni anche in Toscana (dalle parti di Livorno), è regolato da gruppi importanti che se ne contendono il mercato. Un giro milionario che è stato oggetto di inchieste giornalistiche e giudiziarie imponenti anche in altre regioni, tutte ben rintracciabili con una ricerca su Google.

Ebbene, Semi di Pace, maggior sponsor prima di Leoni, oggi di Mencarini, ottiene una importante concessione un mese prima del voto. Non solo. Proprio in questi giorni, con un tempismo scientifico degno di un lancio a Cape Canaveral, viene rifatto il bando per la raccolta degli indumenti usati e relativi contenitori. Ultimo atto di una giunta, quella di Mazzola, che predica correttezza ma che, come vedremo nei prossimi mesi, quando avremo la possibilità di mettere le mani su quelle carte fino ad oggi ben custodite, sveleranno un lato diverso da quello fin qui mostrato di arroganza e onestà presunta.

Un bando che scade il 28 di giugno e durerà tre anni. Siamo pronti a scommettere ogni cosa sul fatto che vincerà Semi di Pace ma questo, ve lo spiegheremo dopo il 28.

Nessuno è invidioso del fatto che un operaio del pomodorificio che ha chiuso battenti e che doveva essere riaperto proprio da lui, ex professore di scuola (così scrive di lui sul curriculum) Mazzola, ha saputo costruirsi un impero (ci dicono).

Dunque, per concludere, Mazzola e Mencarini sono d’accordo. Così come Celli e Leoni. Gli altri?

Memmo Ranucci ha tirato in remi in barca e schifato se n’è andato sbattendo la porta. Tutti gli altri portatori d’acqua, soprattutto giovani, hanno imparato a loro spese che per questi tromboni della vecchia politica gli ideali sono carta straccia.

Mencarini deve vincere per garantire al vecchio gruppo di potere continuità ma non sempre le cose vanno come uno le immagina.