Nel giro di due decenni l’insetto proveniente dall’estremo Oriente aveva fatto calare del 20% i raccolti. Ora l’inversione di tendenza grazie a una capillare guerra biologica attraverso lo sviluppo e l’accurata diffusione di un imenottero antagonista naturale
La castagna italiana torna protagonista dell’autunno. Dopo aver superato una crisi nera, dovuta a un insetto alieno proveniente dalla Cina, il cinipide galligeno del castagno che, nel giro di due decenni, ha portato una riduzione della produzione del 20%. E dopo aver rischiato la scomparsa. Solo una decina di giorni fa Ispra, ricordando i danni fatti dall’insetto, ha pubblicato un rapporto sui metodi per difendere i castagneti dall’attacco di questo parassita. Di fatto, secondo Coldiretti, quest’anno si stima un raccolto superiore a 30 milioni di chili in aumento dell’80% rispetto a cinque anni fa, quanto era stato raggiunto il minimo storico di 18 milioni di chili a causa della strage provocata dal cinipide galligeno del castagno, noto come ‘vespa cinese’. “Si tratta – spiega la Coldiretti – del Dryocosmus kuriphilus che provoca nella pianta la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni”. Contro l’insetto è stata avviata con successo una capillare guerra biologica attraverso lo sviluppo e l’accurata diffusione dell’insetto Torymus sinensis, che è un antagonista naturale.
IL RAPPORTO DELL’ISPRA E LA LOTTA BIOLOGICA AL PARASSITA – Solo una decina di giorni fa l’Ispra, il centro studi del Ministero dell’Ambiente, ha pubblicato un rapporto sui metodi per difendere i castagneti dall’attacco del parassita, la cui diffusione è avvenuta attraverso materiale vivaistico infetto. In Italia non sono autorizzati prodotti chimici per il controllo del cinipide nei castagneti. I trattamenti sperimentali con insetticidi non hanno dato risultati confortanti: il loro impiego, anzi, ha causato un incremento dei livelli di infestazione, uccidendo i parassiti che limitano la proliferazione della vespa. Il contrasto migliore, invece, si è rivelato proprio la diffusione di questi parassiti, che utilizzano il Dryocosmus kuriphylus come fonte alimentare, sviluppandosi a sue spese. La lotta biologica con il Torymus sinensis è diffusa in molte regioni italiane, come Piemonte e Toscana, con importanti successi.
STAGIONE POSITIVA, MA LONTANI I FASTI DEL PASSATO – “Quest’anno la stagione è stata generalmente positiva in quantità e in qualità anche se in alcune zone ha pesato negativamente l’andamento climatico eccessivamente piovoso” sottolinea Coldiretti. Complessivamente è stata registrata una netta ripresa, anche se siamo ancora lontani dai fasti del passato. È la stessa Coldiretti a ricordare che “nel 1911 la produzione di castagne ammontava a 829 milioni di chili, ma ancora dieci anni fa era pari a 55 milioni di chili”. Con la ripresa della produzione nazionale, calano anche le importazioni “ma resta alto il rischio – continua l’associazione – di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto dalla Turchia, Spagna, dal Portogallo e dalla Grecia”.
LE CASTAGNE SPACCIATE PER ITALIANE – Infatti l’Italia, nel corso del 2017, ha importato oltre 21 milioni di chili di castagne (in frenata rispetto ai quasi 38 milioni di chili del 2016), spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezz icorrisposti ai produttori. Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Non sono noti, invece, i dati relativi alle importazioni di farina di castagne, perché esiste solo il codice doganale relativo alla farina ottenuta da frutti di diverse tipologie e non un codice specificoper la farina di castagne, che andrebbe invece introdotto, per monitorare i flussi e l’obbligo di etichettatura di origine per i derivati a base di castagne. “Un modo per tutelare l’alta qualità della produzione made in Italy che – precisa la Coldiretti – conta ben quindici prodotti a denominazione di origine legati al castagno che hanno ottenuto il riconoscimento europeo”.
Cinque si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana Dop e la Farina di Castagne della Lunigiana DOP mentre in Campania è riconosciuta la Castagna di Montella Igp, il Marrone di Roccadaspide Igp e il Marrone di Serino/Castagna di Serino IGP; inEmilia Romagna il Marrone di Castel del Rio Igp, in Veneto il Marrone di San Zeno Dop e i Marroni del Monfenera Igp, ed i Marroni di Combai Igp, in Piemonte la Castagna Cuneo Igp e il Marrone della Valle di Susa Igp, e nel Lazio la Castagna di Vallerano Dop. A questi si aggiungono due mieli di castagno: il Miele della Lunigiana Dop della Toscana e il Miele delle Dolomiti Bellunesi DOP del Veneto.