Coronavirus – Il sindacato degli infermieri diffida e mette in mora la ASL di Viterbo: “Turni di lavoro massacranti, carenza di mascherine e troppe esposizioni ai contagi”

“Forniscano subito i dati di quanti infermieri sono rimasti contagiati, quanti ricoverati e quanti in quarantena”

VITERBO – RIceviamo e pubblichiamo: LA SEGRETERIA AREA NORD LAZIO Viterbo-Rieti del Sindacato degli Infermieri Italiani NURSING UP, sindacato rappresentativo nel comparto della sanità pubblica ex d.lgs 165/2001 e nello stesso comparto delle Provincie autonome di Trento e Bolzano, espone quanto segue.

In queste ore continuano a giungerci innumerevoli segnalazioni e richieste di intervento da parte di infermieri della ASL Viterbo a causa delle pessime condizioni di lavoro in cui sono costretti ad operare.

Lamentano, turni massacranti, spogliatoi sovraffollati, armadietti che non consentono la separazione dello sporco dal pulito, difficoltà a decontaminarsi adeguatamente alla fine del turno, l’impossibilità di proteggersi adeguatamente durante il lavoro per la carenza/assenza di DPI adeguati e conformi a quanto disposto dallo stesso Datore di Lavoro nel Piano di emergenza COVID.

È ormai nota a tutta la collettività la carenza di mascherine tipo FFP2 e FFP3, di tamponi e dispositivi di sicurezza.

Tale carenza ha raggiunto ormai livelli di gravità inauditi, tanto che gli operatori sanitari non possono esercitare il loro servizio istituzionale, senza rischiare di mettere a repentaglio il proprio stato di salute. A questo si aggiunge la distribuzione di pseudo mascherine chirurgiche che, ammesso possano essere idonee come tali, potrebbero solo contenere la contagiosità di un paziente positivo, ma nulla possono per proteggere gli infermieri esposti a rischio contagio.

Parimenti, riceviamo segnalazioni da parte di infermieri ed altri operatori che rischiano di dover dormire in macchina per tutelare i propri famigliari in conseguenza dell’obbligo (vedi recenti provvedimenti adottati dal Governo) di proseguire regolare servizio anche quando si è venuti a contatto con persone infette, sino alla comparsa di sintomi da COVID-19.
Tutto ciò continua ad accadere nonostante le nostre segnalazioni.

Come già comunicato con nostre note a mezzo PEC, alle quali non è giunta – almeno allo stato – alcuna controdeduzione, non si può certo pensare di affrontare l’emergenza mettendo a grave rischio la salute degli infermieri e degli altri operatori sanitari e le carenze nella gestione della crisi da parte della ASL VT che sono state evidenziate anche dai RR.LL.SS i quali, con una nota prot. 21460 del 18 marzo 2020, evidenziano alcune criticità che confermano quanto sopra scritto tralasciando un elemento fondamentale. Il documento al quale fanno riferimento, redatto per affrontare una grave situazione di rischio, è stato prodotto senza il contributo dell’RSPP e del Medico Competente, per non citare il Comitato CICA che in queste situazioni assume un ruolo centrale. È stato redatto, forse, senza nemmeno aggiornare il DVR, e quindi, senza coinvolgere proprio i RR.LL.SS in merito ad una situazione di rischio grave. Proprio i RR.LL.SS., che in questi casi sono chiamati ad esercitare il loro ruolo, finalmente hanno assunto una posizione essere stati coinvolti formalmente. Purtroppo, invece di percorrere le vie formali previste dal D.L.gs 81/08, si sono limitati a chiedere gentilmente al DDL di coinvolgerli. Sarebbe interessante sapere se questi RR.LL.SS. abbiano ricevuto una adeguata formazione, fermo restando le nostre segnalazioni sull’illegittimità della loro nomina e della loro rappresentatività.

Tornando sulla carenza dei Dispositivi di Protezione Individuali, vogliamo evidenziare come i tempi di reazione all’emergenza siano stati oltretutto tardivi. Infatti, sia il Ministro della Salute, sia le Regioni interessate, non si sono preoccupate di garantire la realizzazione, per tempo, di piani di emergenza per fronteggiare un’eventuale espansione del virus. Era ben noto all’opinione pubblica mondiale, che la Cina fin dalla fine del mese di Novembre 2019, stava fronteggiando pericolosi focolai da COVID-19 in fase di estensione e che, la Cina stessa, rappresentava la conferma della presenza di un rischio biologico grave ed imminente per l’intera popolazione mondiale.

Nonostante ciò, non solo nessuno si è preoccupato di predisporre idonei piani di rischi, ma nemmeno alcun tipo di sorveglianza sanitaria finalizzata a regolamentare l’accesso agli ospedali da parte di persone potenzialmente infette. Peraltro, cosa ancora più grave, non ci risulta che siano state nemmeno previste procedure di sicurezza idonee ad evitare la propagazione del rischio biologico attraverso gli ambienti sanitari e/o per mezzo degli operatori sanitari che ivi operano.

Rammentiamo, se mai fosse necessario:

che l’obbligo di valutazione del rischio biologico, oltre che ad essere indicato dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità come uno degli strumenti indispensabili per prevenire il rischio di catastrofi batteriologiche o virali, è specificatamente previsto dal D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81., art. 271);

che i Dispositivi Idonei di Protezione dai rischi (DPI) devono essere forniti da parte del Datore di lavoro o Dirigente con delega di funzioni e che tale specifico e puntuale obbligo è previsto dal D.Lgs. n. 81/2008, art. 18, comma 1, lett. d);

che, a mente del D.lgs. n. 81/2008, art. 76, comma 1, i DPI devono essere conformi alle norme di cui al D. Lgs. 4 dicembre 1992 n. 475 e sue successive modificazioni.

Ciò posto, nonostante la scrivente O.S. ed altri sindacati autonomi abbiano da tempo segnalato le carenze di un idonea quantità di mascherine regolamentari ed altri dispositivi di protezione individuali, affinché gli infermieri e tutti gli altri operatori presenti possano poter svolgere in sicurezza il proprio lavoro (condizione questa comune a quasi tutte le Regioni italiane), allo stato i citati dispositivi di sicurezza non sono ancora stati messi a disposizione degli infermieri e degli altri operatori sanitari e amministrativi e non impegnati nelle attività di contrasto al COVID-19 in quantità e qualità idonee.

Si ricorda, altresì, che a mente dell’articolo 2287 del Codice di procedura Civile, applicabile anche nelle Pubbliche amministrazioni per gli effetti dell’articolo 2, comma 2 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modifiche ed integrazioni, il datore di lavoro è tenuto ad adottare le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro e che l’ ’obbligo di prevenzione di cui è parola impone al datore di lavoro di adottare non solo le particolari misure tassativamente imposte dalla legge in relazione allo specifico tipo di attività esercitata e quelle generiche dettate dalla comune prudenza, ma anche tutte le altre che in concreto si rendano necessarie per la tutela del lavoratore in base all’esperienza e alla tecnica.

Purtroppo, le mancanze sopra denunciate, hanno portato gli infermieri e gli altri operatori sanitari e non impiegati nella NOSTRA Azienda Sanitaria per le attività di contrasto al COVID-19, che vengono quotidianamente chiamati a prestare la loro opera correndo rischi di inaudita gravità, a dover esercitare senza avere a disposizione dispositivi di sicurezza in numero e/o qualità adeguati , potendosi trovare, conseguentemente, sia nella condizione di restare contagiati che di essere involontari potenziali vettori dell’infezione da Covid-19.
A conferma di quanto innanzi asserito, si citano gli oltre 2000 operatori sanitari, che in base alle pubbliche dichiarazioni della Protezione civile risultano ormai essere stati contagiati. Si tratta di una percentuale elevatissima, che ha pagato il prezzo delle carenze di cui è parola.
Per le ragioni esposte, la scrivente O.S.

DIFFIDA E COSTITUISCE IN MORA

la DIREZIONE GENERALE E TUTTI I DIRIGENTI DELLA ASL DI VITERBO, per quanto di specifica competenza, considerandoli sin da ora responsabili, anche ai sensi dell’articolo 2287 del Codice Civile, dei danni che il loro comportamento omissivo abbia prodotto, stia producendo e palesemente produrrà permanendo le problematiche oggetto della presente, a carico degli infermieri ed agli altri operatori sanitari e non che svolgono il servizio in strutture sanitarie che trattano pazienti affetti da COVID-19; Inoltre, a fronte dell’indicato comportamento omissivo delle Regioni,

DIFFIDA E COSTITUISCE IN MORA

il Ministro della Salute , il Ministro della Pubblica Amministrazione ed il Presidente del Consiglio dei Ministri, anche ai sensi dell’articolo 2287 del Codice Civile, ognuno per quanto di competenza ed in via solidale con gli altri responsabili, nel caso in cui ne ricorrano i presupposti, invitandoli ad avocare senza indugio le prerogative ed i doveri previsti dall’articolo 117, lettera q), della Costituzione Italiana e per gli effetti garantire, con univoco provvedimento valido per tutte le Aziende ed Enti del SSN, anche in surroga delle Regioni in indirizzo, un tempestivo e favorevole riscontro a tutte le richieste qui svolte.

Entro il termine di 48 ore dal ricevimento della presente chiediamo:

1. che si mettano a disposizione di tutti gli infermieri e personale di supporto e non impegnati in servizi e/o reparti che trattano, direttamente e/o indirettamente pazienti affetti da COVID-19, kit completi ed in numero adeguato di dispositivi di protezione di qualità idonea a contenere sia il rischio di contrarre il virus che quello di esporre la popolazione ad involontario contagio;

2. che si sottopongano tutti gli infermieri e personale di supporto e non di cui al precedente, e nel caso di positività anche familiari e conviventi, ad adeguato test di valutazione COVID-19;

3. che si attivino le procedure per la disapplicazione della previsione contenuta nell’articolo 7 del D.L. 9 marzo 2020 n. 14, garantendo agli infermieri e agli altri operatori sanitari e non venuti a contatto con persone infette da COVID-19, l’immediata effettuazione del tampone e durante il periodo di sorveglianza od osservazione di non impegnarli in alcun tipo di servizio attivo indipendentemente dalla sintomaticità manifesta o dalla positività acclarata;

4. che si attivino le procedure per la disapplicazione della previsione contenuta nell’art. 13, comma 2, del D.L. 9 marzo 2020 n. 14 , laddove viene previsto che agli esercenti le professioni sanitarie, di supporto e non, impegnati a far fronte alla gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, non si applicano le disposizioni sui limiti massimi di orario di lavoro prescritti dai CCNL di settore, a condizione che venga loro concessa una protezione appropriata, secondo modalità individuate mediante accordo quadro nazionale, sentite le rappresentanze sindacali unitarie e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative ovvero, ma solo in subordine, di impegnarsi a convocare tempestivamente le parti indicate dall’articolo 13 del D.L. 9 marzo 2020 n. 14, coinvolgendo le organizzazioni sindacali degli infermieri della sanità, di supporto e non, ai fini dell’accordo quadro ivi previsto e , nel frattempo, invitare a non superare i regimi massimi di impiego del personale sanitario previsti dai vigenti CCNL;

5. che si adottino disposizioni affinché, per gli operatori sanitari impegnati in servizi e/o reparti che trattano, direttamente e/o indirettamente pazienti affetti da COVID-19, venga equiparato il periodo trascorso in quarantena o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva, ai periodi di infortunio sul lavoro;

6. che si impartiscano disposizioni affinché vengano revocati immediatamente tutti i provvedimenti della ASL DI VITERBO, nonché i provvedimenti adottati da qualunque altro soggetto avente titolo, che impongono agli infermieri ed agli altri operatori sanitari il NON l’utilizzo di dispositivi di protezione non adeguati o, ancor peggio, il riutilizzo di dispositivi già usati, previa alquanto discutibile disinfezione;

7. che si attivino le procedure organizzative finalizzate a sottoporre tutti gli infermieri, personale di supporto e non, impegnati in servizi e/o reparti che trattano, direttamente e/o indirettamente pazienti affetti da COVID-19 all’esecuzione del tampone finalizzato allo specifico test;

8. che si impartiscano disposizioni ai Dirigenti delle UOC sanitarie affinché le medesime garantiscano un servizio di assistenza psicologica in favore degli infermieri, del personale di supporto e non, perché la dilaniante condizione organizzativa, che oggettivamente grava sulle spalle di tali professionisti durante la corrente emergenza sanitaria, rappresenta il viatico per gravi sequele di tipo post-traumatico, anche in dipendenza dell’enorme livello di stress al quale sono esposti.

9. che vengano coinvolti senza indugio ed a tutti i livelli, i sindacati che rappresentano gli infermieri e gli altri operatori del comparto sanità, per l’immediata attivazione di un confronto, che consenta loro di fornire un apporto finalizzato alla migliore gestione organizzativa dell’emergenza coronavirus e per dare risposte tempestive alle problematiche che, di giorno in giorno, sorgono in questa azienda sanitaria.

10. Che vengano individuati specifici fondi e risorse che consentano al personale impegnato in prima linea, di onorare gli impegni economici che discendono dalle maggiori spese, soprattutto familiari, che lo stesso è costretto a sostenere per garantire la costante presenza negli ospedali, prevedendo che la Asl di Viterbo tenga a proprio esclusivo carico “il 100% ” delle spese familiari sostenute per servizi o attività che avrebbero dovuto essere svolte direttamente dal personale sanitario (ad esempio baby sitter, accompagnamento figli a scuola ecc. ecc.) ogni qual volta tali operatori abbiano dovuto abdicare ai propri doveri per motivi di garanzia del servizio reso presso le strutture sanitarie pubbliche .

Ai fini della massima tutela dei professionisti che rappresentiamo, chiediamo a QUESTA DIREZIONE ASL VITERBO di ricevere ufficialmente e con la massima urgenza il numero di infermieri operanti nella ASL DI VITERBO che risultano: contagiati dal coronavirus; ricoverati a seguito di infezione da coronavirus; in quarantena venuti a contatto con persone infette risultano sottoposti a sorveglianza attiva e che, ciò nonostante, svolgono regolare servizio presso le nostre strutture.

Gentile DIREZIONE GENERALE E DIRIGENTI UOC,
noi siamo infermieri, personale di supporto e non, nonostante le condizioni denunciate accogliamo i cittadini infetti negli ospedali, tendiamo loro la mano e li accompagniamo giorno e notte, nel disperato tentativo di condurli fuori dal buio. Non c’è nessun altro a cui è affidata questa responsabilità per così lungo tempo continuativamente.

La nostra forza, la nostra determinazione, la nostra competenza, le nostre emozioni sono la spina dorsale del SSN in questo delicato momento di emergenza.

È sotto gli occhi di tutti, se mai fosse necessario sottolinearlo, che in un contesto di grave disorganizzazione come quello oggetto di questa nota esiste solo il coraggio, la determinazione e la temerarietà di chi, come noi ed assieme a noi, rischia ogni momento la propria vita “in trincea”, per il bene comune.

Sono proprio queste qualità che ci consentono ancora di illuminare la strada delle migliaia di cittadini che ci vengono affidati, e noi lo facciamo con la cura e la premura con la quale accudiremmo un fratello, una sorella, un figlio nonostante il comportamento irresponsabile di coloro i quali questa disorganizzazione hanno contribuito a generarla con il loro comportamento.
Come infermieri e tutto il personale di supporto e come professionisti siamo determinati nella volontà di continuare a svolgere il nostro lavoro nel rispetto del Codice Deontologico, del nostro profilo professionale e delle elevate competenze che caratterizzano il nostro essere ed operare al servizio dei cittadini, ma per fare questo abbiamo bisogno che Voi garantiate gli impegni e le azioni che vi chiediamo.

Assicuriamo in ogni caso e sin da ora il pieno sostegno di questo sindacato ai colleghi, per le azioni di responsabilità che si renderanno necessarie a seguito dei fatti denunciati.

Con riserva di ogni ulteriore azione consentita dal legislatore.

FILIPPO MARIO PERAZZONI