VITERBO – Operazione “Petrol Station”, condotta la settimana scorsa dal personale della squadra mobile del dirigente Alessandro Tundo, frutto di un meticoloso lavoro investigativo iniziato a novembre 2019, l’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Massimiliano Siddi e dal gip Savina Poli che emesso le misure di custodia cautelare per i due arrestati.
Caporalato nel settore del commercio, ai domiciliari padre e figlio. Sono i gestori di otto impianti di carburante, tre a Viterbo e gli altri in provincia, che avrebbero sfruttato il lavoro di 13 immigrati, tutti regolari e assunti con contratti part time, obbligandoli a turni massacranti e a condizioni di vita durissime.
Prima che scattassero i domiciliari, il padre era stato già colpito dalla misura interdittiva della sospensione dal suo ruolo di amministratore della società. Un avvertimento che non si è rivelato sufficiente a interrompere una “routine”, come accertato dagli investigatori che hanno proseguito la loro attività di sorveglianza degli indagati, delle vittime e dei distributori coinvolti. Le pompe di carburante non sono state sottoposte a sequestro, per cui la loro attività prosegue.
L’operazione è stata illustrata questa mattina al palazzo di giustizia dal procuratore capo Paolo Auriemma e dal questore Giancarlo Sant’Elia, assieme al sostituto Siddi e al dirigente Tundo, alla presenza del personale della mobile e del nucleo interno di polizia giudiziaria.