Il docente Raffaele Saladino e il gruppo di ricerca di chimica organica hanno partecipato alla ricerca internazionale
VITERBO – “La nostra scoperta apre la strada all’esplorazione del ruolo dell’evoluzione minerale e della composizione dell’atmosfera nelle prestazioni e nella complessità dei composti prebiotici sulla Terra primitiva“, così Raffaele Saladino, docente di chimica organica dell’Università della Tuscia e coordinatore del gruppo di ricerca internazionale, commenta le recenti scoperte orientate a svelare l’origine della vita. In un articolo recentemente pubblicato sulla rivista Scientific Report, il gruppo di ricerca di chimica organica del dipartimento di scienze ecologiche e biologiche dell’Università della Tuscia, in collaborazione con il Consiglio Superiore per la Ricerca Scientifica di Spagna, ha dimostrato che il ruolo più importante nella reazione di Miller è stato svolto in realtà dal reattore in vetro contenente l’esperimento. Ripetendo lo stesso studio in un contenitore in plastica, i ricercatori hanno dimostrato che la reazione procede in modo molto meno efficace, producendo un numero limitato di molecole di interesse biologico. Ci sono esperimenti che segnano la storia della Scienza.
L’ esperimento di Miller
Nel 1953 Stanley Miller scoprì che le molecole necessarie per l’origine della vita possono essere prodotte dalla scarica elettrica di un fulmine nella atmosfera primordiale del nostro pianeta. Nel corso degli anni numerosi esperimenti hanno fatto seguito a questa prima esperienza. Tutti hanno confermato il ruolo dell’energia e dell’atmosfera primordiale nella emergenza della vita. Possibile che qualcosa di fondamentale sia sfuggito alla attenzione di così tanti ricercatori? Così, i borosilicati che costituiscono il vetro e che sono presenti in grandi quantità sul nostro pianeta, sono stati per anni l’ingrediente nascosto nell’esperimento di Miller, senza il quale la vita sarebbe stata un evento poco probabile. Da un materiale così trasparente nessuno si sarebbe atteso tanto segreto.