Civitavecchia Porto – Vertenza Port Mobility: primi tre giorni di sciopero

CIVITAVECCHIA – Obiettivo non raggiunto e vertenza che prende una piega tutt’altro che rosea. Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl hanno infatti proclamato le prime tre giornate di sciopero per i lavoratori di Port Mobility, dopo che la società ha deciso di aprire una procedura di licenziamento collettivo dichiarando un esubero di 26 unità.

Il tavolo ed i colloqui avviati nelle scorse settimane non sembrano quindi aver portato gli effetti sperati, e così le parti sociali alzano il livello e passano alla mobilitazione.

Si passa quindi allo stato di agitazione di tutto il personale dipendente, il blocco delle flessibilità e le prime tre azioni di sciopero dalle 14 alle 22 nei giorni di venerdì 11 febbraio, martedì 15 febbraio e venerdì 18 febbraio.

Una decisione che i sindacati giudicano come inevitabile “in quanto la Società Port Mobility, durante le varie riunioni tenutesi in sede aziendale nei mesi passati, aveva spesso verbalmente fatto presente di dover ricorrere ad una riorganizzazione aziendale per il prossimo futuro anche a seguito della crisi causata dalla pandemia Covid – 19 – hanno spiegato – senza pur tuttavia affrontare mai concretamente con le parti sociali, documenti e dati oggettivi alla mano, alcuna misura alternativa nella normale sede di negoziazione sindacale aziendale. E ciò nonostante ci siamo sempre mostrate aperte e dialoganti nel concertare soluzioni condivise dinanzi le difficoltà del periodo che, oltre alla società, hanno duramente messo alla prova i salari dei lavoratori per via del ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali e a causa della sospensione unilaterale della contrattazione integrativa già operata dalla stessa Port Mobility nei mesi scorsi.

Pertanto, pur avendo cognizione delle difficoltà della società così come per tutte le altre imprese operanti nel porto di Civitavecchia, mai ci saremmo aspettati l’intenzione di procedere con dei licenziamenti – hanno aggiunto – senza prima aver avuto un confronto preliminare e, soprattutto, senza prima aver provato a ragionare su strumenti alternativi di riorganizzazione aziendale o, ancora, senza avere neanche valutato la possibilità di ricorrere ulteriormente agli Ammortizzatori Sociali nonostante ci si trovi ancora in uno stato di emergenza.

A ciò si aggiunga il fatto che durante i primi due incontri di esame congiunto, come da normativa, tenutisi rispettivamente in data 19 e 27 gennaio scorsi, dinanzi la richiesta e la disponibilità piena di sedersi ad un tavolo per ragionare di azioni mirate a salvaguardare la società attraverso il ricorso a tutte le misure idonee a contemperare gli interessi aziendali e la salvaguardia occupazionale di tutti i lavoratori, magari attraverso idonei processi di riqualificazione professionale, la Port Mobility ha confermato l’intenzione di procedere nella dichiarazione degli esuberi senza minimamente valutare percorsi alternativi di confronto e, soprattutto il ricorso agli ammortizzatori sociali che di norma vengono utilizzati proprio nei casi di crisi aziendale”.

Un aspetto, questo, giudicato inaccettabile dai sindacati “anche per via del fatto che, durante gli incontri, abbiamo appreso che la società, che svolge servizi di interesse generale nel porto di Civitavecchia sulla base di una concessione in essere con l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, non ha ancora ricevuto da parte di quest’ultima – hanno sottolineato – il Piano dei Servizi che ne regola le attività; eppure, senza conoscere ancora i livelli dei servizi da svolgere, la Port Mobility ha ugualmente dichiarato 26 esuberi di personale, per questo motivo abbiamo richiesto, e siamo ancora in attesa dei dati, il costo analitico e non aggregato del personale, il valore della produzione settore per settore così come individuati dalla Società, oltre alle eventuali consulenze. Giova poi ricordare che le motivazioni addotte dalla Port Mobility alla base di detta procedura sarebbero riconducibili al cambiamento del sistema di remunerazione dei servizi che, nel corso dell’annualità 2019, è passato da un minimo garantito forfettario al cosiddetto sistema del “chi usa paga” che, tuttavia, è giuridicamente ritenuto più corretto quando si parla di una concessione a differenza di un appalto e che, oltretutto, nel 2019 (anno di introduzione della modifica tariffaria) ha portato la società a fatturare addirittura di più dell’anno precedente in cui vigeva il vecchio sistema remunerativo. Ci risulta quindi di difficile comprensione l’apertura di una simile procedura e le proporzioni della stessa, giacché la pandemia non l’hanno certa voluta i lavoratori sui quali, però, ad oggi sembrano unicamente ricadere le difficoltà aziendali ed il cosiddetto rischio di impresa che una volta ripartiti i traffici e tornati sui livelli degli anni precedenti sicuramente consentiranno alla Società di riposizionarsi sul mercato. A tal proposito si rappresenta che ogni anno, di prassi, la Port Mobility deve comunque ricorrere a personale aggiuntivo durante il periodo della cosiddetta stagionalità estiva in quanto, con il personale in forza, non si riescono a coprire i servizi da rendere nel Porto di Civitavecchia”.

Le organizzazioni sindacali ritengono che il tessuto produttivo e industriale di Civitavecchia ed il porto di Civitavecchia stesso da sempre gravati da una crisi occupazionale, soprattutto giovanile, maggiore rispetto ad altri territori della Regione Lazio in rapporto alle proprie potenzialità, non possano assolutamente permettersi che 26 lavoratori e altrettante famiglie “si trovino a perdere il posto di lavoro e, pertanto, si attiveranno con tutte le Istituzioni locali e regionali – hanno aggiunto – per sensibilizzare la questione e trovare soluzioni condivise alternative ai licenziamenti, attivando fin da questo momento una mobilitazione permanente in tutte le sedi oltre che iniziative a livello mediatico e sociale. Si richiede il ritiro della procedura e dell’intenzione di ricorrere a licenziamenti per la dignità e qualità del lavoro – hanno concluso – per la tutela del tessuto industriale nel Porto di Civitavecchia”.