Ladispoli – Siccità, a picco la produzione di grano

A peggiorare la situazione l’aumento del carburante e dei fertilizzanti. A rischio pure i vigneti

LADISPOLI – La pandemia, la guerra, l’aumento delle materie prime e del gasolio e ora anche la siccità. Un nuovo incubo si è materializzato per i tanti agricoltori del territorio. Da settimane in realtà la categoria è seriamente preoccupata ma ora tocca con mano gli effetti di una crisi senza precedenti legata alla produzione di grano.

In media, da Ladispoli e Cerveteri, circa la metà non è stata possibile raccoglierla. Un bel danno, soprattutto per chi ha numerosi ettari di terreno a disposizione e ha investito in questi mesi in termini di fatica e di soldi. In alcuni casi non solo non si guadagna nulla, ma ci si rimette pure. Lo spiega Filippo Di Litta, contoterzista. «Negli scorsi anni su un ettaro di raccoglievano 40 quintali di grano. Ora si è arrivati a 20. Si guadagna al massimo mille euro quando ne occorrono 1.200 per coltivarlo. È aumentato il gasolio agricolo arrivato a 1,60 euro a litro con un aumento nell’ultimo anno di oltre il 100 per cento. È cresciuto a dismisura il costo dei fertilizzanti. Davvero uno scenario preoccupante».

Le sigle sindacali di zona non possono che confermare questo scenario nero come la pece. «I danni maggiori – evidenzia Roberto Seri, referente locale della Confederazione Italiana Agricoltori – sono soprattutto per quelli che hanno seminato dopo il mese di novembre e dicembre per intenderci. La mancanza di acqua sta mettendo con le spalle al muro numerose famiglie. E molti che hanno i vigneti hanno iniziato già ad annaffiare le piante in netto anticipo». Un colpo al cuore in questo caso si registrerebbe per le campagne etrusche in particolar modo.

La siccità di fatto sta mettendo in ginocchio numerose famiglie costrette a fare i conti anche con i rincari legati alla nafta. Per azionare la trebbiatrice per un’intera giornata – raccontano alcuni cittadini – ci vogliono quasi 300 euro. Per non parlare di quanto costa trasportare il grano. Il rischio è che in futuro si decida di non seminare più il grano in autunno, col risultato di una dipendenza ancora maggiore di materie prime agricole dall’estero.

Rischi che l’Italia non può permettersi, e nel nostro caso tutti i produttori del litorale a nord della Capitale.

Con medie produttive così basse, nei prossimi anni molti coltivatori potrebbero quindi ripiegare su altri settori: non avrebbero scelta a questo punto. I due comuni stanno affrontando il periodo elettorale e si spera, dopo la composizione della Giunta, i rispettivi assessori possano sposare la causa dei contadini.

Le cause della crisi idrica che ha colpito anche questa zona sono da ascrivere a precipitazioni sotto la media anche del 70%, secondo gli esperti. Al momento però non ci sono problemi legati al razionamento dell’acqua, come sta avvenendo in altre località del Lazio. Però è fortemente indicato non disperdere il consumo idrico.