In vista di una vera disfatta elettorale e per paura che qualcuno ficchi il naso nel suo assessorato sta spianando la strada al direttore generale dell’Ares 118 che da 10 anni è al servizio (adesso pure illegittimamente) di Nicola Zingaretti e non solo
ROMA – La paura dei compagni (anche di merende in qualche caso) di perdere le elezioni è forte. Fortissima. I numeri sono impietosi così come le adesioni che il Partito democratico sta raccogliendo attorno alla figura di Alessio D’Amato che sta cercando di rifarsi una “vita politica”.
D’Amato è terrorizzato dal fatto che qualcuno possa mettere le mani nel suo assessorato e scoprire cose che tutti sanno ma che nessuno, almeno fino ad oggi, ha denunciato.
Sfruttando la carenza delle quote rosa e la necessità per Rocca di nominare 5 donne avrebbe in qualche modo suggerito o stia suggerendo al suo antagonista una sua fedelissima e cioè Paola Corradi direttore generale dell’Ares 118.
La prima premessa che occorre fare è che questa signora è una professionista della poltrona e della gestione dell’Ares tant’è che dopo due mandati e quindi l’obbligatorietà di cambiare aria il buon D’Amato (che non aveva fino evidentemente di portare a termine qualche progetto) ha sfruttato una mezza storiella sul Covid e prolungato, in modo illegittimo, di ulteriori due anni il mandato della dottoressa Corradi.
Gli unici che potevano contestare questa nomina erano i parigrado della Corradi ma, il regime di terrore e raccomandazioni dell’assessorato regionale sono ben noti e nessuno si è rivolto al Tar del Lazio per far valere le proprie ragione ben sapendo di vincere al di là di ogni cosa.
In politica, tra leader, si usa una sorta di gentlemen agreement e, visto che mettere donne in un assessorato limiterebbe i lavori d’aula, ecco che la pesca guarda inevitabilmente a figure esterne.
Cinque donne assessore. Una per ogni città del Lazio (dicono fonti ben informate). Viterbo, Latina, Frosinone, Rieti e Roma avranno una donna che ricoprirà il ruolo di assessore.
La “romana” sempre dagli stessi ambienti ben informati sembrerebbe essere proprio lei, Paola Corradi che, da sempre, ha fatto da tappo al centrodestra (tranne quando non c’era di mezzo il marito).
Del resto D’Amato è il classico politico che non conosce vergogna. Così come i suoi grandi elettori che fingono di non conoscere il contenuto della sentenza della Corte dei Conti che lo ha condannato a restituire proprio alla Regione Lazio 275mila euro che si era fatto dare per la sua Fondazione Amazzonia e che invece aveva speso per farsi la campagna elettorale.
Non avesse rinunciato alla prescrizione, leggendo le carte della Corte dei Conti, non sarebbe finita bene.
Regione Lazio – Alessio D’Amato e il capo della sua segreteria Egidio Schiavetti devono dimettersi