Viterbo – Nella maxi inchiesta della DDA in Calabria tra le vittime anche la famiglia Grani

“Il nostro progetto è stato bocciato da politici e dirigenti regionali finiti nell’inchiesta”. Gratteri ha fatto arrestare 43 persone

VITERBO – Anche la famiglia Grani è tra le parti offese nella grande operazione della DDA che ha avuto il suo primo grande epilogo qualche giorno fa.

E’ lo stesso imprenditore Lorenzo Grani, incalzato dalle nostre domande sul perché il progetto della Med Sea Litter presentato con il socio Fiorillo non avesse avuto successo in Calabria.

“Era praticamente tutto fatto ma il sistema che oggi è finito nelle mani del procuratore Gratteri ci ha impedito di portare a termine lo stesso progetto che vedrà la luce ad Arlena di Castro. Al momento non possiamo aggiungere altro se non che siamo vittime di quel sistema e ringraziare il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri”.

Cosa è accaduto a Crotone o giù di lì, città che ha dato i natali a Salvatore Fazio genero e socio di Lorenzo Grani?

A Crotone e provincia, 43 persone sono finite in manette o ai domiciliari perché accusate dalla procura antimafia di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri a vario titolo di associazione mafiosa, associazione a delinquere semplice, truffa, estorsione, trasferimento fraudolento di valori.

Si parla di droga, armi e non solo. Anche dell’utilizzo distorto della politica e delle amministrazioni in ambito ambientale.

Sotto la lente degli investigatori del Ros, i clan dei “papaniciani” che storicamente controllano il crotonese. Un’indagine a trecentosessanta gradi che ha finito per toccare anche politica e pubblica amministrazione, con il “solito” corollario di appalti aggiustati, voti chiesti e ottenuti in cambio di futuri favori, falso in atto pubblico, reati ambientali.

I politici di “sinistra” decidevano chi e come far eleggere i candidati (di famiglia)

In questo filone finisce ai domiciliari l’ex consigliere regionale e storico ras dei voti di Crotone Enzo Sculco, mentre nella lunga lista di indagati c’è la figlia Flora, in Regione durante la scorsa legislatura, che da lui ha ereditato il testimone. Sotto inchiesta finiscono anche l’ex governatore calabrese Gerardo Mario Oliverio, l’ex assessore regionale ed ex parlamentare Nicola Adamo, l’ex consigliere regionale Sebi Romeo, due superburocrati della Regione, Mimmo Pallaria, ex sindaco di Curinga, attualmente consigliere comunale e direttore generale del dipartimento Forestazione della Regione, ed Orsola Reillo, così come l’ex presidente del Crotone calcio, Raffaele Vrenna.

Lo spaccato che emerge è quello di un vero e proprio suq della politica, in cui le candidature si “comprano” in base ai pacchetti di voti che si possono offrire, i posti da dirigente vengono assegnati in base alla corrente o alla cordata e anche assunzioni e nomine in enti e aziende pubbliche, incluso quella sanitaria, dipendono dai desiderata di questo o quel politico.

Le accuse

Gli indagati sono accusati a vario titolo per associazione di tipo mafioso (22 indagati), associazione per delinquere (9 indagati), associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravata dalle finalità mafiose (3 indagati), turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, omicidio, trasferimento fraudolento di valori, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata liberà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, scambio elettorale politico mafioso, truffa aggravata.

Il gip: “Diffuso sistema clientelare”

Al centro dell’inchiesta, denominata Glicine akeronte, vi è un “comitato d’affari” che avrebbe organizzato un “diffuso sistema clientelare” per la gestione di appalti pubblici, ed in particolare di quelli banditi dalla Regione Calabria, dello smaltimento dei rifiuti e di una serie di nomine ed incarichi politici. L’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri del Ros è stata emessa dal Gip distrettuale Antonio Battaglia.

La cosca crotonese

Grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, alle analisi delle segnalazioni della Banca d’Italia e alle indagini svolte in Germania, l’attività investigativa avviata nel 2018 dal Ros ha ricostruito gli assetti, i rapporti politico-imprenditoriali e le dinamiche criminali della locale di Papanice al cui vertice si pone la famiglia Megna. In particolare sono stati ricostruiti gli interessi della cosca crotonese nei settori immobiliare, della ristorazione, del commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza, security e del gaming attraverso l’imposizione di videopoker alle sale scommesse e la loro gestione tramite prestanomi. I tentacoli dei Megna hanno interessato le province di Parma, Milano e Verona dove erano stabilmente attivi sodali e imprenditori operanti nel settore dell’autotrasporto, della ristorazione e del movimento terra.

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