Il libro, rifiutato da diversi editori racconta la storia della scrittrice e della sua malattia, una patologia tumorale, intrecciata con la pluridisabilità della figlia
ROMA – “Un premio inaspettato e meritato”. Sono le uniche parole commosse pronunciate dal marito di Ada d’Adamo, Alfredo Favi, nel momento in cui ha ritirato il più prestigioso premio letterario italiano, il Premio Strega, per la moglie, la scrittrice Ada d’Adamo, con il suo libro d’esordio ‘Come d’aria’ (edito da Elliot) che si è imposto nella 77esima edizione con 185 voti. La scrittrice e danzatrice è morta il 1 aprile scorso, il giorno dopo aver saputo di essere candidata al premio Strega.
Chi la conosceva sa bene che di essere candidata, finalista o magari vincitrice non le importava granché perché è sempre stata restia ai riconoscimenti. Ma il suo libro, ‘Come d’aria’, è la straordinaria testimonianza di cosa può essere il rapporto tra una madre e un figlio disabile.
Da sempre legata al mondo dell’arte – prima come ballerina, poi come comunicatrice – Ada D’Adamo aveva trovato nella scrittura il modo migliore per dare forma a ciò cui negli ultimi sedici anni aveva dedicato la propria esistenza: la figlia Daria, nata pluridisabile. È a lei che il libro deve il titolo e a quel suo essere destinata a restare per sempre sospesa tra cielo e terra, come l’aria, per l’appunto, perché incapace di muoversi se non tra le braccia di qualcuno.
“Come d’aria”
Il romanzo, autobiografico, porta alla ribalta la storia della scrittrice e della sua malattia, una patologia tumorale, intrecciata con la disabilità della figlia, dovuta a una malformazione cerebrale. Una grande storia d’amore per la vita, per la danza e un invito a considerare ogni istante vissuto come un dono.
Il premio lancia nella grande editoria la piccola casa editrice Elliot, che ha creduto nel manoscritto e l’ha pubblicato. Per la Elliot ieri sera ha parlato Loretta Santini, che ha ringraziato “tutti quelli che hanno creduto in questo libro” rifiutato da molti editori.
Al secondo posto Rosella Postorino, già vincitrice del Premio Campiello 2018, autrice del libro “Mi limitavo ad amare te” (edizioni Feltrinelli) che ha avuto 170 preferenze. L’autrice racconta la storia del prezzo pagato dai bambini di Sarajevo portati in Italia per salvarsi dalla guerra nel luglio 1992.
Al terzo posto Andrea Canobbio con La traversata notturna (edizioni La nave di Teseo) che ha avuto 75 voti. Quarta Maria Grazia Calandrone con “Dove mi hai portata” (edizioni Einaudi).
Quinto posto Romana Petri con “Rubare la notte” (edizioni Mondadori), 59 voti.
A presiedere il seggio, nel Ninfeo di Villa Giulia a Roma, è stato Mario Desiati, vincitore della scorsa edizione.