ROMA – Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto-Fratin ha risposto per le rime alle accuse piovute da Verdi e associazioni ecologiste a proposito della sua firma sull’atto di indirizzo che ha imposto alle centrali a carbone di Civitavecchia e Monfalcone di ridurre al minimo la produzione ma non di interromperla. “Ci sono precise ragioni di sicurezza determinate dal contesto internazionale, e segnatamente dalla guerra in corso da quasi un anno e mezzo in Ucraina, che non danno la possibilità di capire quali esigenze il nostro Paese potrà avere nel prossimo inverno”. L’occasione è stata data giovedì sera dal talk estivo che si occupa di politica e che si tiene in questi giorni a Piazza Vittorio a Roma. La serata era dedicata proprio ai temi della transizione ecologica ed è stata moderata dalla giornalista Hoara Borselli. Sul paco il leader dei Verdi, Angelo Bonelli e lo storico esponente ecologista Luigi Manconi, che hanno provato a incalzare il ministro sul suo atto di indirizzo, firmato appena dieci giorni fa. Secondo Bonelli e Manconi, Pichetto avrebbe dovuto cogliere l’occasione per chiudere definitivamente le centrali a carbone e invece avrebbe mancato di coraggio. Secca la replica del ministro che ha difeso a spada tratta la propria scelta. “Sono orgoglioso di non aver chiuso le centrali a carbone: ci sono troppe incognite legate alla situazione internazionale. E se avessi chiuso le centrali a carbone e domani la situazione tra Russia e Ucraina si aggravasse? Rischieremmo di restare senza energia e di passare un inverno al freddo. No – ha concluso Pichetto-Fratin – rifarei tutto”.