Viterbo – Il turismo cresce e Frontini esulta, ma gli imprenditori pongono domande: “Dove finisce la tassa di soggiorno?”

VITERBO – Festeggiamenti e esultanze a Viterbo per i dati relativi al turismo locale con un forte balzo in avanti rispetto agli anni passati e un trend positivo che lascia ben sperare per il capoluogo della Tuscia.

A presentare il report ci hanno pensato questa mattina gli amministratori viterbesi, in particolare l’assessore Silvio Franco, delegato al Turismo, in compagnia della sindaca Chiara Frontini e del consigliere Marco Nunzi.

“Dopo un anno e mezzo di attività – ha esordito la prima cittadina – possiamo presentare non solo numeri, cifre che ci danno un riscontro del nostro impegno, ma anche una strategia che sta prendendo corpo. Ora metteremo in atto una serie di iniziative che puntano anche a promuovere Viterbo come Capitale Europea della Cultura 2033”.

Entusiasta, anche l’assessore Franco, al quale è stato dato il compito di illustrare i dati raccolti dall’amministrazione comunale.

“Non solo una questione di numeri assoluti – ha spiegato Franco – ma di trend in costante crescita. Un fenomeno che mai come nel 2023 sta trasformando Viterbo in una vera destinazione turistica, trasportandola in una nuova dimensione. I dati presentati sono oltretutto ‘parziali’ poiché non tengono in considerazione i turisti che non si fermano per almeno una notte”.

Nello specifico, 165mila persone nel 2023 hanno dormito almeno una notte nella città di Viterbo (+15,8% rispetto al 2022 e +23,1% rispetto al 2019, anno pre-COVID).

256mila, invece, le presenze totali. Un numero elevatissimo, “quasi 5 volte il numero degli abitanti della città”, come sottolineato dall’assessore. Un dato che per chi governa a Palazzo dei Priori fa di Viterbo una città turistica a tutti gli effetti.

Unica nota dolente, la permanenza media di 1,6 notti, che indica come il turista “tipico” non sia particolarmente interessato a lunghi periodi di vacanza nel viterbese. Un problema annoso, che da sempre si ripercuote sulla città e che ogni amministrazione fatica a combattere.

Buono, anche l’incasso relativo all’imposta di soggiorno: un tesoretto da 478mila euro che, tuttavia, gli imprenditori del settore turistico presenti nella nutrita Sala Regia, fatica a comprendere come venga speso.

Molte, infatti, sono le questioni aperte da chi il turismo lo vive ogni giorno, sobbarcandosi il compito di intercettare, accogliere e chiedere anche i soldi della tassa ai turisti che giungono in città.

“Non è facile rispondere a quelle persone che vengono nelle nostre strutture e ci chiedono come questi soldi vengano spesi – spiega Marina, proprietaria di una struttura ricettiva in città – In particolare alle famiglie, che magari devono lasciare 70-80 euro in più e poi non poter usufruire di strutture primarie come dei bagni pubblici. La cosa ci mette un po’ a disagio e vorremo poter comprendere come queste centinaia di migliaia di euro vengono spese”.

A sollevare una questione spinosa ci ha pensato anche Luca Balletti di FederAlberghi. “Siamo ben felici di questi dati, che riflettono il trend  nazionale. Ci sono altri dati, tuttavia, come quello dell’internazionalizzazione turistica che nella Tuscia sono fermi al 19% rispetto al 45% di media nazionale. Su questo dobbiamo ancora lavorare molto”.

In molti, infine, hanno chiesto alla prima cittadina di intervenire sul fronte eventi e attività di ristorazione, in primis i bar, che troppo spesso preferiscono restare chiusi nei giorni festivi, anziché accogliere i turisti in arrivo.

Messa in evidenza anche la problematica relativa alla raccolta differenziata, impossibile da seguire dai turisti che soggiornano presso case vacanze e strutture simili (la maggior parte, in città) per pochi giorni. “Lo smaltimento – hanno spiegato i presenti – ricade poi su di noi imprenditori proprietari delle strutture e ci causa non pochi problemi. Sarebbe opportuno pensare a qualche soluzione efficacie e tempestiva”.

Per ultima, un’altra questione che continua a crescere di pari passo con l’aumento del numero dei turisti: quella delle strutture non regolari che non pagano tasse al comune, non raccolgono l’imposta di soggiorno e sottraggono clienti a chi è in regola. Anche qui, è stato proposto al comune di intervenire, ma non è dato sapere come e se l’argomento sarà affrontato.