Torre di Pasolini, a cinquant’anni dalla sua morte è scontro tra i proprietari e Università agraria

L’Agraria rivendica come uso civico la proprietà che insiste sul suo terreno. Il proprietario, l’attore Gabriele Gallinari, è pronto a dare battaglia: «Da qui non mi spostano». Il 4 novembre si torna in aula

SORIANO NEL CIMINO – Ricorre oggi, 2 novembre, il cinquantenario dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini e, a distanza di mezzo secolo, non c’è pace nemmeno per il suo luogo del cuore: la sua amata casa in un posto eccezionalmente bello, la Torre di Chia.

Accanto alle cascate del Fosso Castello, nelle campagne viterbesi, qui il regista girò la celebre scena del battesimo in Il Vangelo secondo Matteo e qui si innamorò del territorio, tanto che nel novembre 1970, dopo vari tentativi, riuscì ad acquistare la Torre di Chia. Ai suoi piedi costruì una casetta di pietra e vetro, mimetizzata tra le rocce e il verde del dirupo.

A causa degli elevati costi di gestione, all’inizio del 2020 gli eredi di Pasolini provarono per nove mesi a cedere la proprietà allo Stato, senza esito. Ad ottobre 2020 la proprietà venne messa sul mercato: su Immobiliare.it si potevano ammirare, con non poco stupore, foto e descrizioni.

 

Nel 2021 la Torre, la casa e parte dei terreni circostanti furono acquistati da Gabriele Gallinari per quasi 800 mila euro, esclusi gli interventi di recupero.

Gallinari: «Nel febbraio 2021 acquisto la proprietà sulla base di una certificazione del Comune che esclude la presenza di usi civici. Il Ministero della Cultura rinuncia alla prelazione e, in un’interrogazione parlamentare, ne spiega le ragioni, augurandosi che il nuovo proprietario la renda visitabile al pubblico, cosa che attuo a settembre dopo una convenzione con il Comune di Soriano nel Cimino».

Con i necessari permessi e sotto la guida della Soprintendenza, Gallinari avvia con fondi personali il restauro della proprietà e, dopo pochi mesi, emergono le prime anomalie.

Ad aprile 2022 il Dominio Pubblico dell’Università Agraria di Chia, ente dedicato alle attività agro-silvo-pastorali, inaugura nel bosco che circonda la proprietà — luogo di rilevante interesse naturalistico e storico — un parco a tema di 20 ettari recintati con filo spinato, sulla base di una determina regionale che consentiva il cambio di destinazione di un parcheggio di 3 ettari.

Quello che doveva essere un semplice cambio di destinazione d’uso si trasforma in un ampliamento di quasi 20 ettari.

Nel nuovo perimetro iniziano attività di sbigliettamento turistico e affitto location per servizi fotografici, cinema e televisione: attività che non hanno nulla di «agro-silvo-pastorale», come richiesto alle Università agrarie.

«Addirittura utilizzano i droni per scattare foto e video della mia proprietà, poi usati come pubblicità ingannevole».

Nel luglio 2022, dopo cinquant’anni di esistenza della dimora, il Dominio Pubblico dell’Università Agraria di Chia rivendica la proprietà che insiste sul suo terreno, agendo in giudizio innanzi al Commissario degli Usi Civici.

Appare singolare, ripercorrendo la storia della dimora, che la questione degli usi civici sia stata posta dopo l’acquisto di Gallinari e mai, a quanto risulta, nei confronti degli eredi di Pasolini. Incredibile che «abusivo» possa essere stato lo stesso Pasolini e che per anni non sia stato sollevato nulla alla cugina erede.

La Consulenza Tecnica d’Ufficio esclude senza ombra di dubbio che la Torre di Pasolini sia gravata da usi civici. Purtroppo, però, la sentenza del 7 aprile scorso del Commissario per la liquidazione degli usi civici del Lazio, Antonio Perinelli, ha accolto il ricorso dell’Agraria, annullando l’atto di compravendita e dissociandosi dalle conclusioni del suo stesso perito: secondo il Commissario, ricadendo il terreno in un’area gravata da usi civici, ne condivide il vincolo per riflesso.

«A maggio 2025 ho presentato il mio ricorso in appello e il prossimo 4 novembre avrà luogo la prima udienza alla Corte d’Appello di Roma, sezione speciale Usi Civici».

Gallinari è pronto alla battaglia: «Da qui mi dovranno tirare via con la forza».

A cinquant’anni dalla misteriosa morte di Pier Paolo Pasolini, un ulteriore enigma grava sulla sua memoria: dopo essere passata dagli Orsini ai Lante della Rovere, ai Borghese, oggi anche la sua dimora sembra non avere pace.