Tarquinia – Alluvione di febbraio, persi 700mila euro stanziati dal Masaf: quando l’incompetenza diventa responsabilità personale del sindaco

Scadenze ignorate, controlli omessi e verità negate in consiglio comunale. Un fallimento politico del quale dovranno rispondere ai cittadini

TARQUINIA – A questo punto non è più possibile nascondersi dietro formule burocratiche o scaricare colpe sugli uffici.

La perdita dei 657mila euro destinati a Tarquinia per i danni dell’alluvione di febbraio 2025 ha un nome e un cognome politico: Francesco Sposetti, sindaco della città. Non per slogan, ma per una catena di responsabilità precise, dirette e documentabili. Ribadiamo, 657mila euro a fondo perduto… PERSI!

Il Comune ha dunque perso un contributo già riconosciuto dalla Regione Lazio e dal Ministero dell’Agricoltura perché non ha trasmesso la documentazione entro i 45 giorni previsti.

Un termine perentorio, non prorogabile, chiaramente indicato nei provvedimenti ministeriali. In qualsiasi amministrazione minimamente funzionante, una procedura del genere viene monitorata giorno per giorno. A Tarquinia no.

Qui il punto politico è dirimente: il sindaco non è un osservatore esterno, né un semplice coordinatore politico. Francesco Sposetti detiene la delega all’Agricoltura ed è agronomo di formazione. Non può invocare ignoranza della materia, né affidarsi all’alibi dell’errore tecnico.

Questa pratica rientrava pienamente nel suo ambito di competenza diretta.

Se non l’ha seguita, è una colpa.

Se l’ha seguita e l’ha lasciata scadere, è una colpa ancora più grave.

La Regione Lazio, con la delibera n. 353 del 20 maggio 2025, aveva riconosciuto lo stato di calamità naturale per gli eventi meteorici del 13, 14 e 19 febbraio nei comuni di Tarquinia, Monte Romano e Vetralla. Le verifiche dell’Area Decentrata Agricoltura di Viterbo avevano certificato che Tarquinia era il comune più colpito, con danni quantificati in 657.787 euro. Non stime politiche, ma numeri tecnici ufficiali.

2025-3657

Eppure, proprio Tarquinia è l’unico Comune che non vedrà un euro. Non per colpa del Ministero, non per mancanza di requisiti, non per cavilli normativi, ma per inerzia amministrativa.

Un’inerzia che, in questo caso, coincide con una responsabilità politica personale del sindaco.

Ancora più grave è ciò che è avvenuto successivamente. Durante il consiglio comunale del 28 novembre, sollecitato dalla consigliera di opposizione Betsi Zacchei (Fratelli d’Italia) sul mancato inserimento del contributo nel bilancio, il sindaco ha scelto la strada peggiore: non dire la verità. Ha parlato di valutazioni ancora in corso al Ministero, ha lasciato intendere che il contributo potesse essere ridimensionato. Una narrazione rassicurante, ma falsa.

A quella data, infatti, i termini erano già scaduti e il Comune aveva già perso i fondi. Il sindaco lo sapeva o, nella migliore delle ipotesi, avrebbe dovuto saperlo. In entrambi i casi, il risultato è politicamente devastante:

– se lo sapeva, ha mentito al consiglio comunale;

– se non lo sapeva, significa che non controlla nemmeno le pratiche più rilevanti del suo assessorato.

Non esiste una terza via che lo assolva.

La responsabilità politica non si misura solo sugli atti firmati, ma anche su quelli non compiuti, sulle scadenze mancate, sui controlli omessi. In questo caso parliamo di quasi 700mila euro che avrebbero potuto sostenere aziende agricole, sistemare infrastrutture rurali, mitigare i danni di un evento calamitoso. Invece, Tarquinia resta a mani vuote.

È lecito allora chiedersi che senso abbiano le continue rivendicazioni di competenza tecnica, di titoli accademici, di esperienze professionali, quando poi, alla prova dei fatti, una procedura elementare viene gestita con superficialità. Il riferimento al ruolo del sindaco come direttore dell’azienda agricola di Monte Romano – Rocca Respampani non è un attacco personale, ma un dato politico: chi governa una città agricola e rivendica quel profilo non può permettersi un simile fallimento.

Qui non siamo di fronte a un incidente di percorso, ma a un fallimento di governo. Un fallimento che impone una risposta politica chiara. L’opposizione deve pretendere un consiglio comunale straordinario, pubblico e trasparente, in cui il sindaco spieghi ai cittadini come sia stato possibile perdere questi fondi, chi doveva vigilare e perché non lo ha fatto.

Perché quando un sindaco perde quasi 700mila euro per negligenza, non è solo un problema di bilancio. È una questione di fiducia, credibilità e legittimità politica.

La foto allegata all’articolo mostra il sindaco di Tarquinia, Francesco Sposetti, che osserva e guarda i danni provocati dall’acqua torrenziale di quei giorni.

Una foto beffa visto che ha continuato a guardare lasciando le casse dell’Amministrazione comunale con 657mila euro in meno e fondamentali per risistemare molte strade vicinali dove i danni provocati dall’alluvione di febbraio sono ancora evidenti.