Regione Lazio – Regge il “patto Leodori”. Neanche oggi è passata la delibera sulla casa delle donne “Lucha y Siesta”

Nonostante la delibera sia stata “aggiustata” trovata la scusa per rinviare una decisione sulla quale la Corte dei Conti ha già detto la sua con il rinvio a giudizio di Wanda D’Ercole e Marco Marafini. ignorate le battaglie di Fd’I di Corrotti e Colosimo

ROMA – Questa mattina si è svolta, come da programma, riunione di giunta tra gli assessori regionali e il presidente Francesco Rocca.

C’era grande attesa per il via libera alla delibera di sgombero dell’immobile ex deposito Atac e pubblicazione di un nuovo bando pubblico di assegnazione che era stata ritirata la scorsa settimana dopo che qualcuno aveva spifferato l’iniziativa a Repubblica.

Come era già largamente previsto, Daniele Leodori ha dimostrato ancora una volta la sua efficacia e il suo peso politico all’interno della regione Lazio dove solo all’apparenza sembra essere all’opposizione.

 

Non solo ha il controllo della segreteria del presidente Rocca e del suo direttore generale Ridolfi ma sembra anche in grado di dettare i tempi sui lavori di giunta.

Sull’approvazione della delibera di sgombero dei locali occupati abusivamente dal centro sociale di sinistra si ricordano le dure battaglie politiche dell’attuale consigliera regionale Laura Corrotti e l’ex consigliera oggi presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo.

La giunta guidata dal presidente Francesco Rocca oggi doveva mettere la parola fine all’occupazione abusiva dello stabile con la revoca della convenzione alla ‘Lucha y Siesta’ e il via libera ad un nuovo bando per affidarne la gestione.

L’ex immobile Atac, nel settimo municipio abbandonato fu occupato dal 2008.

Il palazzo era stato acquistato in modo illegittimo dalla regione Lazio nel 2021, guidata all’epoca dall’esponente Pd Nicola Zingaretti, siglando anche un protocollo per salvare l’esperienza di Lucha y Siesta.

Il palazzo deve essere prima di essere messo a bando necessita di urgenti lavori di ristrutturazione.

A sinistra, ma a quanto pare pure in qualche frangia della maggioranza, si sono dimenticati dell’iniziativa della Corte dei Conti che ha messo le mani sull’operazione compiuta dall’allora presidente Nicola Zingaretti e dal suo vice Daniele Leodori.

I giudici contabili hanno evidenziato un presunto danno erariale per il quale hanno chiamato a rispondere Andrea Tardiola (attualmente direttore generale dell’INAIL) e tre dirigenti apicali della Regione: Marco Marafini, direttore del Bilancio; Wanda D’Ercole, all’epoca dei fatti direttore generale dell’area Pari opportunità e Arcangela Galluzzo, dirigente dell’area pari opportunità.

La procura della Corte dei conti del Lazio ha chiesto il rinvio a giudizio per aver «scientemente acquistato un bene occupato al fine di consentire la prosecuzione dell’occupazione. In tal modo stabilizzando l’acquisizione violenta di un bene altrui».

Il danno causato alla regione, secondo i magistrati contabili, ammonta ad oltre 1,7 milioni di euro.

Fu la giunta Raggi (all’epoca sindaca di Roma) a varare il concordato preventivo di Atac portandolo in tribunale per l’approvazione e  fra gli immobili da vendere per far cassa e ripianare
i debiti dell’azienda dei trasporti c’era anche lo stabile di via Lucio Sestio, stimato 2
milioni e 600 mila euro.

Per venderlo la sindaca Raggi decise di trovare una “sistemazione” per gli occupanti abusivi perché il prezzo sarebbe stato ribassato notevolmente ma, nel frattempo, è arrivato il “soccorso rosso” di Zingaretti.

Nel febbraio 2020 è intervenuta la regione Lazio con l’allora segretario generale della Giunta, Andrea Tardiola, che «avvia – si legge nell’atto di citazione a giudizio – un’interlocuzione con il Comune a cui chiedeva di dare continuità alle attività di accoglienza chiedendo di evitare il trasferimento» degli occupanti, donne e minori. Il bene va all’asta e alla fine se lo aggiudica la regione Lazio. Un affarone. Un milione e 457mila euro più iva. Una volta acquistato il gioco è stato semplice perché la Regione lo ha assegnato, a titolo gratuito, agli occupanti del collettivo Lucha y Siesta.

Per questo «l’evidentissima illiceità delle condotte» dei quattro dirigenti regionali «si mostra chiaramente come una iniziativa volta a favorire la prassi delle occupazioni abusive». Né, secondo i magistrati, gli imputati possono appellarsi all’idea di aver svolto «una attività meramente esecutiva delle decisioni politiche della Regione», perché «la contrarietà a legge della scelta» politica assunta avrebbe imposto ai dirigenti di «astenersi o comunque rifiutarsi di darvi seguito».

Cose sufficienti per fare a meno del supporto di dirigenti così sprovveduti e invece, da come risulta al nostro Blog, saranno premiati nuovamente perché per loro non ci sarà la rotazione prevista e rimarranno saldamente ai loro attuali posti.

Fratelli d’Italia quanti affronti deve ancora sopportare prima di reagire?