ROMA – Prosegue l’esame degli emendamenti presentati dai gruppi al ddl Giustizia, il testo messo a punto dal ministro Carlo Nordio.
Dopo il via libera alla cancellazione dell’abuso d’ufficio, la commissione Giustizia del Senato ha votato una parte delle proposte di modifica riferite all’articolo 2 del disegno di legge, che riguarda tra le altre cose il divieto di pubblicazione delle intercettazioni anche di terzi e la riforma della disciplina della custodia cautelare in carcere.
L’intervento più importante riguarda il via libera alla riformulazione proposta dall’azzurro Pierantonio Zanettin ad un suo emendamento per rendere ancora più chiara la norma che punta a modificare il codice penale (articolo 268): via dai verbali, e dunque dal fascicolo del processo, ogni riferimento a terzi non indagati che risultino dalle intercettazioni effettuate.
Dopo la modifica del parlamentare di Forza Italia, nel testo alle parole “soggetti diversi dalle parti” si sostituisce l’espressione “o dati che consentono di identificare soggetti diversi dalle parti”. Grande soddisfazione da parte dallo stesso Zanettin e dal viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, che segue i lavori del ddl in commissione: “È una norma di ulteriore garanzia che rafforza la concreta applicazione del principio della presunzione di non colpevolezza, una battaglia storica di FI”. A proposito di intercettazioni, secondo quanto riferito da fonti parlamentari è arrivato parere favorevole da parte del governo a un emendamento della capogruppo della Lega in 2a Erika Stefani relativo all’archivio digitale delle intercettazioni e che affida al procuratore la tutela del segreto dei “dati personali relativi a soggetti diversi dalle parti”.
Fino a ieri era consentito, dopo l’udienza preliminare, fare conoscere all’opinione pubblica gli atti non coperti da segreto e le intercettazioni acquisite regolarmente. Con l’articolo 2 del ddl Nordio, invece, non si potrà più: il divieto di pubblicazione si estende a tutte le intercettazioni che non sono “riprodotte nelle motivazioni” di un atto del giudice o “utilizzate nel corso del dibattimento”. Una tutela in più a garanzia degli imputati e di terze persone secondo il Guardasigilli, di parere diverso invece il Partito Democratico. “È proprio il contrario del garantismo, il processo è pubblico e non devono esserci spazi di non conoscibilità poiché è finalizzato al controllo dell’opinione pubblica su come viene utilizzata la potestà punitiva dello Stato”, queste le parole del dem Alfredo Bazoli al Corriere.