Morto l’archeologo e Soprintendente Mario Pagano

Aveva 67 anni. Dal 2011 al 2016 aveva diretto la Soprintendenza Archeologica dell’Umbria. A darne la notizia “Il Mattino” di Napoli

NAPOLI – (Il Mattino.it) – È morto Mario Pagano, figura centrale dell’archeologia italiana degli ultimi decenni, già Soprintendente per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone e docente di Tutela e valorizzazione dei beni archeologici presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

Nato a Napoli nel 1958, Pagano è stato uno studioso appassionato e rigoroso, che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo della ricerca con oltre 400 pubblicazioni scientifiche e libri e una carriera costellata di incarichi prestigiosi e scavi di rilievo.

Oltre ai suoi incarichi nel Sud Italia, ha diretto la Soprintendenza Archeologica dell’Umbria dal 2011 al 2016, guidando progetti di tutela e valorizzazione in un territorio ricco di testimonianze etrusche e romane.

Dalla ricostruzione storica del bradisismo flegreo allo studio dei templi di Cuma, dall’ antro della Sibilla alla documentazione degli scavi borbonici, il suo lavoro ha attraversato secoli e discipline, spaziando tra archeologia classica, tardoantica e bizantina.

Tra i suoi contributi più noti, gli approfondimenti su Ercolano e il suo teatro, i monumenti sommersi del lago d’Averno e le indagini sulle basiliche costantiniane di Capua.

Ha unito la ricerca alla tutela, con un forte impegno istituzionale per la valorizzazione del patrimonio.

Tra i tanti studiosi che hanno avuto l’onore di conoscerlo, l’archeologo Gianluca Mandatori conserva un ricordo vivido e affettuoso: «Ricordo con piacere e nostalgia una visita di Mario Pagano – racconta Mandatori – sul cantiere archeologico di Tusculum, non distante da Roma, dove lo avevo invitato: guardava gli strati e li datava senza indugio, con nonchalance. Soltanto qualche settimana dopo, analizzando i materiali, constatai con sorpresa come le cronologie proposte da Mario erano tutte incredibilmente esatte. Lui era così: un erudito di altri tempi, in grado di citare a memoria tanto i classici quanto la più recente bibliografia, fornendo poi analisi puntualissime dei dati materiali.

Un approccio, il suo, lontano da una certa archeologia asettica e distaccata, che lo portava a “sentire” l’antico, come, d’altra parte, bene traspare dalle splendide pagine dei suoi numerosi contributi scientifici».

Negli ultimi anni, Pagano era stato coinvolto in una vicenda giudiziaria complessa e delicata, legata al possesso non autorizzato di beni culturali. Le autorità hanno accertato l’irregolarità della detenzione, ma i giudici hanno riconosciuto la sua incapacità di partecipare coscientemente al processo, escludendo ogni responsabilità penale.

I reperti sono stati restituiti allo Stato, a testimonianza del valore storico che lo stesso Pagano, con passione, aveva raccolto e studiato.

Ritiratosi negli ultimi tempi per motivi di salute, era seguito presso un centro riabilitativo.

Con la sua scomparsa, l’Italia perde un protagonista dell’archeologia del Novecento, capace di coniugare lo slancio umanistico con la precisione scientifica, la memoria con l’azione.

Un uomo che ha vissuto tra rovine e rinascite, lasciando tracce da leggere e da interpretare, come i reperti che ha tanto amato.

Fonte: Il Mattino.it