Il caro vita e il caro affitti continuano ad affossare l’economia locale dove, al contrario, i redditi sono sempre più bassi (non solo nella Scuola)
VITERBO – “Il 60% dello stipendio di un docente neoassunto a Viterbo rischia di finire per pagare l’affitto di casa”. A lanciare l’allarme è Silvia Somigli, segretaria generale della Uil Scuola di Viterbo, che mette in luce una realtà ormai insostenibile per molti lavoratori del settore.
Secondo i calcoli del sindacato, un insegnante all’inizio della carriera percepisce circa 1.350 euro netti al mese, ma con un canone medio di 800 euro per un appartamento di 100 metri quadrati deve destinare quasi due terzi del reddito solo per l’alloggio. Anche chi ha vent’anni di anzianità e guadagna 1.700 euro netti si trova a spendere quasi la metà dello stipendio per la casa.
“Il lavoro di settimane – sottolinea Somigli – si riduce a coprire il tetto sopra la testa, lasciando poco per vivere. È necessario favorire un equilibrio tra lavoro e condizioni di vita”.
Il problema, rileva la Uil, non riguarda solo gli insegnanti ma l’intera comunità viterbese: la città si conferma infatti “fuori scala” per affitti e costo della vita, nonostante sia una delle province con gli stipendi più bassi d’Italia. Lo conferma anche lo studio Unioncamere – Centro studi Guglielmo Tagliacarne, che colloca la Tuscia al 72° posto su 107 per retribuzioni medie.
“Se la scuola è la prima agenzia formativa del Paese – conclude Somigli – allora bisogna garantire ai docenti condizioni di vita dignitose, a partire proprio dagli affitti. È un tema che deve entrare nell’agenda politica delle istituzioni”.