Il “direttore del circo” ha reso noti gli interventi della sua amministrazione e, ovviamente, ha scatenato l’ilarità dei suoi concittadini
Tarquinia non ha mai avuto bisogno di un cartellone pubblicitario: le sue torri medievali bastano e avanzano. Eppure, da qualche mese, in città è comparso (si fa per dire) un manifesto (virtuale) grande così: “Signore e signori, benvenuti al Circo Sposetti!”. Sotto, una sfilata di numeri mirabolanti: “Rotonda inaugurata (di nuovo)!”, “Panchina verniciata in tre colori!”, “Conferenza stampa senza domande!”.
Pare che il nostro domatore-in-capo, il sindaco Francesco Sposetti, abbia scoperto la mistica arte dell’Effetto Barnum: frasi abbastanza generiche da far sentire ognuno protagonista.
“Abbiamo fatto tanto per tutti” — ed ecco che il cittadino pensa: “Allora quel rattoppo sulla mia via l’hanno fatto proprio per me!”. “Stiamo lavorando alla cultura” — e subito ti senti Mecenate perché c’è stato un post su Facebook con due locandine e un applauso in maiuscolo.
La cadrega volante
Nel numero principale, Sposetti sale sulla Cadrega Volante, la poltrona che non atterra mai. Si libra sopra il consiglio comunale, sorride, e lancia al pubblico un elenco di “cose fatte” che sembra una telecronaca di una partita vista dal bar: “abbiamo messo, abbiamo sentito, abbiamo programmato, abbiamo previsto”.
Nel frattempo la poltrona non tocca suolo, perché — si sa — chi lavora davvero rischia di sporcarsi le scarpe.
Le meraviglie del tendone
Come ogni Barnum che si rispetti, anche il Circo Sposetti vanta attrazioni per tutti i gusti:
- La Sirena delle Figi… urbanistiche: metà promessa, metà variante. La vedi da lontano luccicare negli atti, ma appena ti avvicini ha la coda di “stiamo valutando”.
- Il Gigante di Cardiff… dei cantieri: alto nelle foto, invisibile in cantiere. Una creatura leggendaria che compare solo in campagna social.
- Lo scheletro di Colombo… delle opere pubbliche: ogni stagione lo si tira fuori, si fa un giro di applausi, poi lo si rimette nella teca delle “priorità strategiche”.
- Gli acrobati del bilancio: evoluzioni spettacolari tra capitoli e residui, con atterraggi più prudenti di un gabbiano in tramontana.
- La donna di 161 anni: è il Regolamento comunale: vecchissimo, “ancora in ottima forma!” — dicono — purché non lo si apra mai.
Il numero del “già fatto”
Applausi, luci, fumi. Il Sindaco prende il microfono e annuncia: “Abbiamo fatto!”. E qui l’illusionismo tocca vette altissime. Perché “fare” è un verbo elastico: può significare inaugurare, ma anche postare, taggare, protocollare, presentare, tavolare, sensibilizzare, visionare, costituire comitato, o — per i più esigenti — “avviare un percorso condiviso”. Il pubblico, grato, annuisce: l’Effetto Forer funziona.
Ognuno sente che quel “fare” è esattamente il suo: c’è chi ci legge il marciapiede, chi la scuola, chi l’ospedale, chi l’albero nell’aiuola, chi il futuro dei figli. E il bilancio? Dettagli tecnici, signora mia. Guardi che piume!
L’addomesticatore di malcontento
C’è, però, un piccolo problema: fuori dal tendone la gente brontola. Non gridano, non fischiano: si limitano a fare la cosa più pericolosa in politica — contano. Contano i giorni, le promesse, le delibere, i cantieri, i passaggi pedonali promessi e quelli rimasti in gessetto. E la matematica, come il trapezio, non perdona.
Allora ecco il nuovo numero: l’Elenco Elastico. Una lista talmente lunga che nessuno può verificarla tutta, ma talmente vaga che tutti possono riconoscersi in qualcosa. Capolavoro di Barnum: “Signore e signori, ognuno avrà la sua delizia!” — e se non l’ha avuta, evidentemente era dell’altro turno.
Finale con fuochi (di paglia)
Gran chiusura. Il sindaco, saldamente ancorato alla sua Cadrega Volante, saluta: “Il meglio deve ancora venire!”. Il pubblico esce tra coriandoli e fotocopie, con la sensazione di aver visto qualcosa. Forse un progetto, forse un post, forse un rendering. Ma l’arte del circo è proprio questa: far credere che il sogno sia già realtà, purché nessuno chieda di salirci sopra.
Qualche giorno fa, uno dei politici di punta della città di Tarquinia, tale Scomparin, bravo a Padel (forse) ma scarsissimo in politica (certificato) vede campioni ovunque. Campioni come quelli del Pd nel quale milita con vanto e protervia.
A Tarquinia, intanto, le torri restano torri, le strade restano strade, e i cittadini restano cittadini. Hanno un pregio: al prossimo spettacolo tornano solo se il primo li ha fatti ridere e arrivare a casa. Perché l’ironia — a differenza delle promesse — non buca le gomme.