Sciopero generale per Gaza: l’Italia si ferma tra proteste e polemiche. Viterbo non fa eccezione

Il Garante sugli scioperi ha dichiarato illegittima l’agitazione

VITERBO – Un’Italia divisa, un’Italia in piazza. Lo sciopero generale proclamato oggi dai sindacati di base per chiedere un cessate il fuoco immediato a Gaza e per denunciare le politiche governative ha portato con sé non solo cortei e disagi nei trasporti, ma anche uno scontro istituzionale che non si vedeva da tempo.

Il Garante sugli scioperi, infatti, ha dichiarato l’agitazione “illegittima”, sollecitando la revoca e parlando di violazione delle regole sul diritto di sciopero.

Ma i promotori non hanno fatto un passo indietro, anzi: hanno rilanciato, trasformando la protesta in una sfida aperta al governo e alle sue politiche.

Il confronto si è acceso in particolare con Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, che ha difeso la scelta di scendere in piazza rivendicando la legittimità di una mobilitazione “necessaria di fronte al silenzio e all’indifferenza verso la tragedia che si consuma in Medio Oriente”.

Il risultato è un venerdì di mobilitazione diffusa: trasporti pubblici a singhiozzo, scuole e uffici con personale ridotto, presìdi e cortei in oltre cento città italiane. Da Roma a Milano, da Napoli a Torino, le piazze si sono riempite di bandiere e striscioni, mentre non sono mancati momenti di tensione con le forze dell’ordine in alcuni capoluoghi.

Anche a Viterbo la protesta si è fatta sentire, seppure in tono minore rispetto alle metropoli.

Nelle prime ore della giornata sono stati segnalati rallentamenti nei trasporti extraurbani e una riduzione del servizio urbano. Alcuni istituti scolastici hanno registrato adesioni tra il personale docente e non docente, mentre piccoli presìdi si sono organizzati in piazza del Plebiscito e in piazza della Repubblica, richiamando decine di cittadini e militanti delle sigle di base.

Il messaggio, però, va oltre i numeri: la mobilitazione di oggi è stata un banco di prova politico e sociale. Da un lato, un governo intenzionato a ribadire regole e limiti, forte anche del parere del Garante. Dall’altro, un sindacalismo che tenta di ritagliarsi uno spazio di opposizione più ampio, trasformando la questione di Gaza in un terreno di battaglia simbolico e politico contro le scelte dell’esecutivo.

In questa cornice, il Paese si è fermato a metà, diviso tra chi ha subito i disagi e chi ha visto nella giornata di oggi un segnale forte di dissenso. A Viterbo come altrove, il messaggio resta chiaro: la protesta sociale, anche se ostacolata e dichiarata illegittima, è tutt’altro che sopita.