Silenzio assordante della politica sul sistema corruttivo scoperchiato dalla Procura di Roma
ROMA – La Procura della Repubblica di Roma ha notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di 33 persone – tra imprenditori, tecnici e funzionari pubblici – e 21 società, per una vasta presunta rete criminale attiva nel settore degli appalti stradali della Capitale.
Il fascicolo è firmato dal pubblico ministero Lorenzo Del Giudice. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, turbativa d’asta, frode nelle pubbliche forniture, riciclaggio e bancarotta fraudolenta.
Il presunto gruppo criminale guidato dai fratelli Pellegrini
Secondo la contestazione, al vertice dell’associazione per delinquere vi sarebbe Mirko Pellegrini, considerato promotore, organizzatore e capo del gruppo, insieme al fratello Simone, indicato come co-promotore. Attorno a loro, presunti esecutori e prestanome come Flavio Verdone, Roberto Filipponi e Alessandro Di Pietrantonio.
La Procura descrive un “unico centro decisionale, finanziario e operativo” che avrebbe gestito un’imponente rete di società, tra cui La Fenice s.r.l., Ellepi s.r.l., Cogefen s.r.l., LDP Strade s.r.l., Road 95 s.r.l.s. e molte altre, tutte presuntamente controllate dalla stessa regia imprenditoriale.
Tali aziende avrebbero preso parte alle gare d’appalto come concorrenti solo in apparenza, ma in realtà facendo capo allo stesso gruppo, alterando così la libera concorrenza.
Gli appalti “truccati”
L’inchiesta individua diverse gare pubbliche che sarebbero state turbate con offerte predisposte dalla stessa struttura amministrativa. Tra queste:
- grande viabilità dei Municipi di Roma (lotti A, B, C e D)
- manutenzione straordinaria di viale Palmiro Togliatti
- accordo quadro Municipi V e VI (2022-2023)
- interventi sulla viabilità regionale per la Ryder Cup
Secondo gli investigatori, una volta ottenuti gli appalti, il gruppo avrebbe dolosamente ridotto lo spessore del manto stradale, utilizzato materiali inferiori e prodotto documentazione falsamente conforme, lucrando risparmi illeciti.
Controlli pilotati e presunte tangenti
Per garantire che le irregolarità non venissero scoperte, sarebbero state messe in campo condotte corruttive nei confronti di pubblici ufficiali incaricati dei collaudi e della vigilanza.
Tra gli episodi contestati:
- 30.000 euro e orologi di pregio a Paolo Di Stefano, geometra di Roma Capitale, per “controlli mirati” nei cantieri Acqua Acetosa-Ostiense e Castel di Leva
- 30.000 euro a Alessandro Zaghini, per evitare penali sui lavori di via Palmiro Togliatti
- 10.000+10.000 euro promessi a Luigi Costantini (Astral) per non ostacolare il cantiere di Leonessa
- promessa del 5% del valore dell’appalto a Claudio Di Biagio (dirigente Roma Capitale) e Giovanni Tozzi (RUP) per consentire subappalti vietati
Contestazioni anche a due agenti della Polizia di Stato, Mario Del Tosto e Antonio Sciò, accusati di aver accettato utilità per non elevare sanzioni amministrative contro mezzi del gruppo imprenditoriale.
Riciclaggio e fatture inesistenti
La Procura contesta inoltre un sistema di autoriciclaggio da oltre 7 milioni di euro, trasferiti da conti societari a realtà riconducibili a Rossano Fuschillo e Antonio Ferrillo, con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti e restituzione del denaro in contanti agli imprenditori.
Il denaro sarebbe poi stato reinvestito in beni di lusso e criptovalute.
La bancarotta della Edilstrade e i presunti contributi politici
Per Mirko Pellegrini viene contestata anche la distrazione di 150.000 euro dalle casse della Edilstrade s.r.l., fallita nel 2022, e un ruolo nel dissesto collegato a precedenti indagini antimafia.
Un ulteriore capo d’accusa riguarda presunti finanziamenti politici irregolari: Pellegrini avrebbe consegnato almeno 300.000 euro in contanti al defunto senatore Bruno Astorre del Partito Democratico del Lazio.
Il nodo politico: i 300.000 euro al Partito Democratico Lazio
Il passaggio più delicato del provvedimento riguarda i finanziamenti elettorali irregolari.
La Procura contesta a Mirko Pellegrini di aver:
“corrisposto nel tempo finanziamenti e contributi elettorali irregolari in favore del Partito Democratico del Lazio, consegnando periodicamente somme di denaro contante al Senatore Bruno Astorre per un importo complessivo almeno pari a € 300.000,00” senza delibere societarie e omettendo la registrazione nei bilanci delle società da lui gestite.
Elementi contestati:
-
denaro in contanti
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fuori da qualsiasi circuito regolato
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non dichiarato nei bilanci societari (dunque illecito nella prospettazione accusa)
-
il destinatario indicato è l’allora segretario regionale PD Lazio, poi deceduto nel 2023
Reato contestato: violazione delle norme sui finanziamenti politici (L. 195/1974) in concorso di condotte continuate fino a marzo 2023.
È importante sottolineare che non viene contestata corruzione politica né accordi su appalti con esponenti PD ma solo la irregolarità dei contributi economici. Nessuna contestazione risulta mossa al Partito Democratico come ente.
Responsabilità amministrativa degli enti
Ben 21 società risultano indagate anche ai sensi del D.Lgs. 231/2001 per mancanza di modelli di prevenzione dei reati e per avere tratto vantaggio economico dalle attività contestate al gruppo.
Diritti difensivi e prossime mosse
Con il deposito degli atti, gli indagati hanno 20 giorni per presentare memorie, documenti, chiedere interrogatori o ulteriori indagini difensive. Potranno esaminare gli atti, incluse intercettazioni e registrazioni ritenute rilevanti dal PM.
Presunzione di innocenza
Si ricorda che tutti gli indagati sono da considerarsi innocenti fino a eventuale sentenza definitiva di condanna.

