Potrebbe configurarsi il “falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici”, per aver dichiarato e sottoscritto la non sussistenza delle condizioni di incompatibilità previste dall’art. 63 del Testo Unico degli Enti Locali. Ovviamente si dovrà accertare la liquidità e l’esigibilità dei debiti e che ci sia stata la messa in mora o le notificazioni degli avvisi previste dalla legge.
Un bel pasticcio, quasi peggio dell’Operazione Spada: i consiglieri morosi potrebbero incappare in una tipologia di reato che prevede pene da 1 a 6 anni di reclusione. Per fare soltanto un paragone, Di Girolamo e compagni – dopo anni e anni di attività amministrativa e di lunghe e complesse indagini – recentemente sono stati rinviati a giudizio per “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”. Per tale reato, infatti, il codice penale stabilisce pene leggermente più basse, rispetto al falso in atto pubblico che potrebbe essere contestato agli eletti per le dichiarazioni non rispondenti a verità!
Spezziamo una lancia a favore dei consiglieri morosi: chi si candida, magari la prima volta, può anche non conoscere procedure, leggi e cavilli vari. Ma coloro che – a livello politico e di partito – si occupano di formare le liste e scegliere i candidati dovrebbero assicurarsi preventivamente che tutti i candidati – potenziali eletti – non abbiano condizioni di ineleggibilità e incompatibilità previste dalla Legge
Sergio Capotosti per “Il Messaggero – Umbria”
TERNI – L’istruttoria è terminata. Nove i nomi dei consiglieri comunali emersi. Otto sono di maggioranza, uno solo di opposizione: si tratta di Luca Simonetti del M5s, l’unico che fino ad ora è uscito allo scoperto per spiegare la sua posizione debitoria con il Comune per 77 euro di retta per la refezione scolastica non versata.
Quella che sembrava una leggenda urbana è realtà. Michele Rossi, della lista civica Terni Civica, è finito sotto la lente delle incompatibilità per morosità verso il Comune per quasi 10mila euro di tassa sui rifiuti non pagata dal 2000 ad oggi. Anche Maurizio Cecconelli, di Fratelli d’Italia, non ha un gran rapporto con le bollette della Tari: dal 2001 al 2005 non tornano i conti per 2.200 euro, mentre di recente Asm ha segnalato con una nota una cifra di 4.200 euro a suo carico. Tari, questa sconosciuta anche per Raffaello Fedrighi, capogruppo di Forza Italia. Dal 2000 al 2005 gli uffici comunali hanno segnato in rosso il nome di Fedrighi con accanto la cifra di 2.700 euro. A carico di Fedrighi anche una sanzione amministrativa per aver violato il regolamento sulla pubblicità per 927 euro.
Si passa al capitolo delle multe non pagate. La cifra più alta è quella a carico del consigliere regionale della Lega, Emanuele Fiorini, 3 verbali per 528 euro. Due i verbali a carico di Giulia Silvani, anche lei della Lega, per 273 euro. Federico Brizi, di Forza Italia, è finito nel mirino di Terni Reti per un’ingiunzione di pagamento da 186 euro e 2 verbali del Comune per 215 euro. Chiude la classifica Monia Santini, Lega, 75 euro per utenza non specificata. Venerdì l’argomento incompatibilità arriva in consiglio. Ma prima c’è da risolvere un giallo: che fine hanno fatto i nomi degli assessori?
L’interrogazione alla Camera – I parlamentari umbri del Pd Walter Verini e Anna Ascani alla Camera e Leonardo Grimaldi e Nadia Ginetti al Senato hanno sollevato il tema della grave situazione verificatasi al Comune di Terni, in seguito ai casi di contenziosi e di incompatibilità di diversi consiglieri comunali e alla conseguente situazione di stasi e paralisi del Consiglio Comunale. Lo hanno fatto con una interrogazione presentata nei due rami del Parlamento e rivolta al Ministro dell’Interno, al quale sono state sollecitate – per le sue competenze – iniziative per garantire piena trasparenza degli atti, accertamento di responsabilità e piena funzionalità degli organi del Comune.