MONTALTO – Ancora una straordinaria scoperta al parco archeologico di Vulci, dove, durante gli scavi alla necropoli dell’Osteria, è venuto alla luce un oggetto di straordinaria bellezza e rarità. Si tratta di un “balsamario in faience”, probabilmente di origine egizia, proveniente da una tomba femminile di inizio VI secolo a.C., una sepoltura che sarebbe appartenuta a una giovane donna di circa 20 anni, alta circa un metro e settanta.
Nella sepoltura, mai violata dai tombaroli, si nota adagiato lo scheletro della defunta e nel corredo funebre sono stati ritrovati anche una coppa di origine greca in stile ionico, un bucchero con un tingitoio e un Kyathos, tipica brocca da vino.
Ma a sorprendere gli studiosi è stato proprio il ritrovamento del raro balsamario di forma antropomorfa che rappresenta una figura con un mantello di pelle maculata, forse di leopardo, che sorregge tra le mani il grande vaso al cui interno con ogni probabilità venivano versati olii, profumi o altre essenze liquide. Un balsamario che appare simile a quelli rinvenuti anche nella necropoli della Banditaccia a Cerveteri: esemplari rarissimi di particolare bellezza.
Tutti i reperti rinvenuti nella tomba di Vulci sono stati tutti trasferiti al laboratorio di restauro della Fondazione Vulci a Montalto di Castro.
La necropoli dell’Osteria è un’area che in questo ultimo periodo è al centro dell’interesse degli archeologi. La scorsa settimana un’altra importante scoperta ha portato alla luce una tomba principesca etrusca risalente alla fine del VII secolo a. C., dove a richiamare l’attenzione era stato un vaso attribuito al “Pittore delle rondini”, l’artista emigrato a Vulci dalla Grecia Ionia e le cui opere furono prodotte nella terra vulcente tra il 630 e il 610 a.C.