Boxe: tra ring, rose e mondo dello spettacolo. L’uomo del porto diventa un film. Sabato sarà presentato allo Spazio Roma Lazio Film Commission (presso Auditorium Arte – Parco della Musica)

La storia di Emiliano Marsili, pugile portuale di Civitavecchia, diventa un film. ‘Tizzo’: “Perché quando uscivo dalla carboneria ero nero che più nero non si può”. La passione per la famiglia, il suo giardino e l’amicizia di molti personaggi dello spettacolo. E ora il mondiale della pace, con parte dell’incasso destinata a opere benefiche

ROMA – Il portuale e la boxe. Marlon Brando nell’immortale “Fronte del porto” emergeva con tutte le proprie inquietudini. Emiliano invece non è un uomo inquieto: è uno del popolo, sereno ma determinato nel portare avanti il suo grande sogno nella boxe. Anche Emiliano Marsili lavora al porto, quello di Civitavecchia, da sempre: “Prima come occasionale, poi con un contratto a termine, quindi come socio della compagnia portuale. In Italia attualmente con il pugilato non si può campare, è necessario fare altro. Io adesso sono in pieno allenamento e mi sono messo in aspettativa”. ‘Tizzo’, il suo alias, è diventato anche il titolo del film sulla sua storia (regia di Alessio Di Cosimo), che sarà presentato sabato allo Spazio Roma Lazio Film Commission (presso Auditorium Arte – Parco della Musica).

“Il soprannome l’ho ereditato da mio padre, anche lui uno del porto. Già sono scuro di carnagione, ma quando uscivo dalla carboneria ero nero che più nero non si può. Un tizzo, appunto…”. Il padre che purtroppo se ne è andato lo scorso mese di agosto: “Mi ha sempre sostenuto nei miei incontri, a volte andando anche sopra le righe. Ci sono state circostanze nelle quali non solo mi dovevo preoccupare del mio avversario, ma dovevo badare anche a quello che combinava lui a bordo ring… E ora voglio vincere il titolo mondiale per dedicarlo a lui. Mia madre invece i miei incontri non li guarda, soffre troppo”.

Il mondiale cui fa riferimento Marsili è quello della pace. Una iniziativa della Wbc, la sigla pugilistica più importante, che destina gli incassi di alcuni match a scopi benefici. Una idea nata dal presidente dell’ente  pugilistico mondiale, Mauricio Sulaiman, in collaborazione con il Vaticano. “Sono il terzo che combatte per un titolo del genere: in precedenza lo hanno fatto anche Gennady Golovkin e Canelo Alvarez (due tra i più forti pugili pound for pound in circolazione, ndr). E’ un grande onore, e spero di riportare il grande pubblico intorno alla boxe in Italia”.
 

Boxe, tra porto e ring: la storia di Marsili diventa un film