A Viterbo sospesi sei medici no vax. Altri undici sanitari ricollocati

La Asl ha notificato i provvedimenti per i camici bianchi che, dato il contatto con il pubblico, non potevano essere trasferiti

VITERBO – Sono i primi medici no vax sospesi nel Lazio. Si tratta di sei sanitari, tra dottori e operatori socio-sanitari, operanti nella Asl di Viterbo.

Diciassette in totale gli «atti di accertamento», così vengono definiti, comunicati nell’area della Tuscia ad altrettanti camici bianchi e all’Ordine professionale: tra questi 11 sono stati ricollocati, per sei lavoratori invece – a stretto contatto con l’utenza – è scattata la disposizione più severa. Il provvedimento è stato adottato dopo un lungo iter iniziato a marzo in tutte le aziende sanitarie del territorio, con l’istituzione di apposite commissioni che devono valutare le diverse posizioni.

Quando emerge dagli elenchi dell’anagrafe vaccinale un medico non ancora immunizzato, scatta la procedura di verifica della Asl: il sanitario deve dimostrare oggettive criticità, legate a problemi clinici o alla guarigione dal virus, per non essersi sottoposto alle somministrazioni.

Se al riscontro non risulta una reale motivazione, partono richiami e sospensioni, in base all’obbligo vaccinale di legge per i sanitari, dettato dal «Decreto Covid» dello scorso marzo. L’Ordine, ricevuta la nota da Viterbo, attende solo la delibera per ufficializzare lo stop ai sanitari indicati.

Non una punizione, si spiega dalla Regione che coordina queste «indagini», ma una reale difficoltà nel contenere eventuali contagi legati alla presenza di medici non vaccinati. Anche le altre Asl sono già al lavoro su «liste» e contestazioni, nella Roma 1 questi atti formali sono stati inviati da qualche giorno. «Sono poco meno di 300 i sanitari che non ci risultano vaccinati, ogni azienda ha avviato l’iter di verifica, ma c’è tempo fino al 31 dicembre per immunizzarsi» ha spiegato Alessio D’Amato, assessore regionale alla Sanità, che intanto ha chiesto alle Asl una ricognizione tra i pediatri per le necessità di dosi di Pfizer e Moderna. L’obiettivo ora è raggiungere con i vaccini le fasce più giovani, inclusi i ragazzi e ragazze tra i 12 e i 16 anni.