Latina – Processo “Dirty Glass” ricco di colpi di scena, dai dissequestri (sconosciuti) ai panini col prosciutto di Parma

Assegnato l’incarico peritale per la trascrizione delle intercettazioni. L’imprenditore di Sonnino prende la parola e l’accusa arrossisce

LATINA – Udienza surreale quella andata in scena questa mattina presso la Corte d’Assise sul caso “Dirty Glass”.

Siamo arrivati di buon mattino in aula e rimasti lì a curiosare in un ambiente a noi poco conosciuto. Ci siamo anche spaventati un po’ quando abbiamo visto arrivare un omone con una mascherina che ci ha ricordato uno di quei medici della peste raccontati da Manzoni. Quelli che giravano vestiti di nero con una maschera con un becco lungo per intenderci. Falso allarme. Non era un medico della peste o un appestato. Fortunatamente si trattava del collega Bernardo Bassoli che probabilmente ha avuto a che fare col covid in maniera poco piacevole e si stava proteggendo dai virus in giro per l’aria.

Processo chiamato quasi subito all’arrivo del perito al quale è stato assegnato il compito, in soli 90 giorni, di trascrivere le intercettazioni telefoniche ed ambientali prodotte sia dall’accusa che dalle difese.

Anche l’avvocato di Luciano Iannotta, Mario Antinucci, ha nominato un consulente di parte per evitare ulteriori e spiacevoli equivoci (la voce di una donna è divenuta per l’accusa quella dell’imprenditore di Sonnino).

Prima eccezione sull’utilizzo delle intercettazioni nate da altro filone e gemellate a quello in discussione. Tre mesi di colloqui captati in modo totalmente illegittimo secondo la difesa e sul quale il collegio si è riservato.

Poi è stato Mario Antinucci a sollevare una prima eccezione. Nella giornata di ieri, infatti, il suo assistito ha ricevuto la notifica di avviso conclusione indagini (415 Bis) che la Procura di Roma ha tenuto nel cassetto la bellezza di due anni. Chiuse le indagini in data 23 dicembre 2020 firmato dai sostituti Corrado Fasanelli, Claudio De Lazzaro e Luigia Spinelli, vergato per la comunicazione agli indagati dal Procuratore Aggiunto Ilaria Calò in data 7 gennaio 2021 e messo nelle mani degli imputati ieri 22 febbraio 2023. Esattamente dopo due anni e due mesi chiuso nel cassetto. Perché si è domandato l’avvocato Antinucci?

 

 

Il grave pregiudizio ai diritti alla difesa ha consentito all’avvocato Antinucci di rinnovare l’istanza di dissequestro di una stanza contenente tutti i documenti dell’imprenditore Iannotta oltre ai 12 scatoloni della Squadra Mobile che, fin qui, non ha avuto modo di poterli esaminare e quindi potersi difendere adeguatamente in tutte le sedi giudiziarie; in particolar modo in sede di sequestro di prevenzione, disciplinato dall’articolo 20 del D.Lgs. 159/2011, Codice Antimafia e applicato dalla DDA di Roma.

Immancabile è arrivato il primo colpo di scena. Il pubblico ministero Claudio De Lazzaro, rivolgendosi alla presidente del collegio e al legale di Iannotta ha fatto sapere che il dissequestro è in corso ormai da diverso tempo. Sia della stanza uso archivio sequestrata che dei documenti in essa contenuti che dei 12 faldoni sequestrati dalla Squadra Mobile. Sequestro avvento a settembre del 2020

Peccato che né l’avvocato Antinucci né tantomeno il suo assistito Iannotta abbiano mai avuto comunicazioni in tal senso né attraverso un provvedimento ufficiale né tantomeno con una notifica via Pec. Un disguido, l’ennesimo, di un processo che andrebbe seguito dalle telecamere di “Un Giorno in Pretura“.

Fuori programma le dichiarazioni spontanee di Luciano Iannotta che ha rivendicato il modus operandi della Squadra Mobile che all’epoca ha condotto le indagini. Secondo l’indagato, chi ascoltava in diretta le intercettazioni non avrebbe fatto fino in fondo il proprio dovere.

Chi ascoltava in quel momento l’imprenditore di Sonnino, che continua nel suo accorato racconto, e successivamente ha trascritto il passaggio di quelle intercettazioni (siamo nel 2018), avrebbe arbitrariamente deciso di prescindere dallo stato di flagranza del delitto di corruzione commesso da un dipendente pubblico all’interno degli uffici della Corte dei Conti. C’era la possibilità di agire in flagranza di reato ma nessuno lo ha fatto. Perché? Continua così lo sfogo di Iannotta affannato e visibilmente scosso.

Luciano Iannotta

In riferimento al presunto sequestro di persona, sempre secondo Iannotta, che si è sempre dichiarato estraneo ha rivolto alla Corte una domanda: “perché anche in questo caso pur avendo ascoltato in diretta il presunto sequestro in corso con l’uso di un’arma da fuoco nessuno è intervenuto?”.

Per chiudere sul presunto sequestro sempre Iannotta vuole sapere dal Tribunale quale sarebbe la marca dell’arma da fuoco utilizzata per compiere il delitto visto che nessun arma è stata mai oggetto di sequestro.

Anche in questo caso, pur ascoltando la vicenda in diretta “stereofonica” nessuno è intervenuto. Nessuno ha cercato di mettere in salvo le due vittime del sequestro né tantomeno arrestare chi in quel momento era armato in modo improprio con una pistola pericoloso e pronto a tutto.

L’arresto c’è stato sì ma dopo oltre due anni da quell’episodio. I rapiti o presunti tali non sono mai stati ascoltati dalla Procura né dagli agenti che hanno svolto le indagini e si sono rivolti alla stampa per far conoscere la loro verità difforme da quella dell’accusa.

Momenti forti che hanno lasciato i presenti in aula smarriti difronte a tale dichiarazioni. Anche il collega mascherato, Bernardo Bassoli, ad un certo punto è sembrato così “smarrito” e pronto a strappare la mascherina tanto cara all’ex capo della protezione civile Arcuri e Tulumello.

Bassoli ha resistito così come ha resistito Iannotta che ha parlato della vicenda del panino. Un carabiniere, il brigadiere Casazza (deceduto) avrebbe mangiato un panino col prosciutto nel negozio del fratello ma solo dopo averlo digerito aveva scoperto dallo scontrino che all’interno non c’era il Parma come da lui richiesto ma bensì un semidolce o giù di lì. Un reato da 3 euro (mica cazzi). Il brigadiere denunciò per frode in commercio Iannotta che in quel momento era fuori dal negozio del fratello. Ora non sappiamo se il brigadiere in questione abbia depositato o meno agli atti anche l’analisi fecale del prodotto digerito come prova che quello dentro al panino non era un Parma Doc. Questo lo si potrà scoprire nelle prossime udienze certo è che lui non potrà più dire la sua purtroppo in quanto deceduto.

Intanto sul banco degli imputati, oltre Iannotta, c’erano Luigi De Gregoris, Antonio e Gennaro Festa, i carabinieri Alessandro Sessa e Michele Carfora Lettieri, Pio Taiani e Natan Altomare. Parti civili l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto” e la curatela fallimentare della società “Global Distribution”.

Momento di commozione per Iannotta quando ha fatto riferimento al figlio coinvolto in questa vicenda e recentemente colpito da una malattia neurologica progressiva gravissima. Anche in questo caso senza alcuna fonte di prova con riferimento alla famosa arma da fuoco.

Processo rinviato al 15 giugno 2023.