Sul litorale pontino è caccia al granchio blu da vendere nella capitale. Il mercato nero del crostaceo originario dell’Atlantico non è più circoscritto a Sabaudia e Terracina, dove il callinectes sapidus viene venduto tra i 50 e i 70 euro al chilo.
Il granchio considerato il killer dei mari, divorando vongole, cozze, pesce, altri crostacei e danneggiando pure le reti, ha delle carni che vengono paragonate a quelle dell’astice e in molti lo richiedono a Roma.
Ogni giorno decine di pescatori abusivi, in particolare di nazionalità cinese e bengalese, si spostano così da Roma e si dirigono alla foce del canale di Rio Martino e a quelle dei corsi d’acqua che collegano i laghi salmastri al mare, nel Parco Nazionale del Circeo, per fare incetta del distruttivo ma allo stesso tempo appetitoso crostaceo.
Il granchio blu non è entrato ancora nel mercato del pesce e viene venduto appunto al nero. “Ogni pescatore sportivo ne può prendere cinque chili, ma cosa diversa è la vendita”, sottolinea una fonte investigativa.
Il problema principale però è quello della conservazione e dunque della tutela della salute pubblica.
Gli stessi ambientalisti auspicano che il crostaceo americano venga utilizzato sempre di più in cucina, puntando a ridurne il numero, ma prima di finire nel piatto dovrebbe essere controllato, andrebbe verificato dove viene prelevato e come viene conservato.
Non starebbe accadendo nulla di tutto ciò.
“Da quello che sappiamo – aggiunge un investigatore – chi fa incetta di questi animali lo fa per venderli all’Esquilino”. Le forze dell’ordine stanno organizzando dei controlli.
Mentre il Governo investe 2,9 milioni di euro per far pescare i crostacei dell’Atlantico e cercare di salvare il settore della pesca, messo in pericolo dai voraci granchi, gli abusivi intanto stanno battendo tutti sul tempo.