L’ombra terribile della mega truffa alla Fondazione Cariciv aleggia su nuovi protagonisti della vita politica cittadina. Presto sveleremo i retroscena, i cambi societari, le alchimie finanziarie che raderanno al suolo il patrimonio cittadino
CIVITAVECCHIA – Nel 2015, la Fondazione Cariciv versò circa 19 milioni di euro alla società LP Suisse di Danilo Larini, tramite investimenti in polizze assicurative della Nucleus Life AG (Liechtenstein), che promettevano un rendimento del 6,5% e la garanzia del capitale.
Le indagini evidenziarono l’uso di bilanci e appendici false, report fuorvianti e persino appoggi interni: circa 600mila euro di utilità versati a Patrizio Fondi, membro della Commissione Investimenti, perché spingesse l’operazione.
Il procedimento penale locale vede attualmente solo Fondi imputato, il cui processo è slittato al 3 novembre 2025; tuttavia, il rischio di prescrizione per il reato fiscale è concreto già entro il 2026.
La Fondazione, dopo anni di ristrettezze economiche, ha ottenuto un primo risarcimento di circa 2 milioni di euro da un procedimento in Svizzera, considerato comunque simbolico rispetto alla perdita complessiva.
L’ombra sull’amministrazione comunale attuale
L’attuale giunta comunale di Civitavecchia, guidata dal sindaco Piendibene, è accusata di gestire in modo poco trasparente il patrimonio pubblico attraverso operazioni complesse e opache:
1. Super‑advisor esterno con contratti opachi, che indirizzerebbe scelte strategiche con competenze non chiare.
2. “Fondi fantasma” alimentati con risorse pubbliche, utilizzati in operazioni che si presentano come affari privati ma in realtà coinvolgono denaro pubblico, come nel caso del fondo immobiliare tra MIT, Autorità Portuale e Comune.
3. Solo 9 milioni di euro dei 35 milioni complessivi versati dal MIT all’Autorità di Sistema Portuale (e poi al Comune e al fondo) restano nei conti del fondo nei quali gravita l’operazione Fiumaretta–Italcementi. Dei 6 milioni dovuti al Comune, il fondo ne ha invece concesso solo un’anticipazione per acquistare l’ex‑Italcementi, senza saldare il dovuto – una scelta che solleva sospetti sugli equilibri tra pubblico e privato.
4. Queste alchimie finanziarie con soldi pubblici, spesso giustificate da rigenerazione urbana, appaiono invece come una progressiva privatizzazione dell’urbanistica cittadina, con il Comune che “cede” la gestione di asset strategici a soggetti esterni.
Queste dinamiche ricordano casi simili come le indagini sulle “regie occulte dei fondi” a Milano, dove l’urbanistica è manipolata da interessi privati, e sollevano legittime preoccupazioni sul rispetto della questione morale, come evidenziato dal segretario cittadino del PD, Enrico Luciani.
Luciani ha definito il modello attuale come un ribaltamento culturale prima ancora che politico, segnalando come il Comune stia potenzialmente svendendo il patrimonio pubblico senza garanzie reali per i cittadini.
È chiaro che la vicenda della Fondazione Cariciv, con le sue conseguenze ancora aperte, dovrebbe aver insegnato molto ai governanti locali: tuttavia, le attuali operazioni – dall’impegno con fondi immobiliari opachi, all’uso di super‑advisor esterni – rivelano una continuità preoccupante. In presenza di casi noti come quello della maxi‑truffa e di risorse pubbliche che rischiano di essere indebitamente gestite, l’amministrazione dovrebbe garantire massima trasparenza, chiarezza nelle scelte, e responsabilità pubblica nei confronti dei cittadini.
Solo affrontando la questione morale, ricostruendo fiducia nel patrimonio comune, e mantenendo saldo il controllo pubblico, si può evitare che Civitavecchia cada nuovamente in alchimie finanziarie sospette.
Civitavecchia rischia quindi di cadere – per l’ennesima volta – in una trappola finanziaria costruita su logiche speculative e operazioni poco trasparenti. La città, già segnata dallo scandalo Cariciv e da esperimenti falliti di riconversione urbana, si trova oggi sull’orlo di un’altra “svendita di Stato” mascherata da rigenerazione urbana.
Il nome dell’operazione? Italcementi. Ma il copione è lo stesso di sempre: fondi immobiliari, super advisor, soldi pubblici al servizio di interessi privati.
Il nuovo padrone silenzioso delle città: i fondi immobiliari
Negli ultimi anni, i fondi immobiliari sono diventati i protagonisti silenziosi della trasformazione urbana in molte città italiane. Le amministrazioni, spesso prive di risorse e strategia, si sono affidate a questi strumenti nella speranza di rilanciare aree dismesse o rivalutare il patrimonio pubblico.
Civitavecchia, un precedente amaro: il fallimento di Fiumaretta
Un primo tentativo – disastroso – di questo tipo si è già visto con l’area ex Fiumaretta, dove l’idea di un centro commerciale di lusso è naufragata contro un ostacolo molto concreto: il terreno era gravemente inquinato.
Bonificare? Troppo costoso.
E quindi, addio progetto.
Il messaggio è chiaro: se non c’è profitto immediato, i fondi abbandonano. Nessun interesse per la salute pubblica, la sicurezza ambientale o la visione a lungo termine.
Solo calcoli. Solo margini.
L’operazione Italcementi: un déjà-vu preoccupante
Oggi è l’ex Italcementi ad essere al centro di un’altra grande operazione finanziaria. Con 35 milioni di euro pubblici transitati dal MIT al fondo immobiliare attraverso il Comune, si promette una grande trasformazione urbana.
Ma ci sono troppi punti oscuri:
- Il fondo ha trattenuto 9 milioni di euro, senza investirli;
- 6 milioni dovuti al Comune non sono stati versati, ma “anticipati” per comprare l’area Italcementi;
- Si prevede la costruzione di una nuova strada doppione, mentre quella attuale è già efficiente;
- E infine, si autorizzano 480.000 metri cubi di edilizia, quasi il doppio del previsto.
Il tutto ruota attorno a una parola chiave: lusso.
Lusso per chi?
Secondo alcuni “studi”, sarebbero stati gli armatori a suggerire due nuovi alberghi di lusso per Civitavecchia. Ma la domanda è: servono davvero? A chi?
Non certo al turismo di crociera, che necessita di strutture accessibili. Non ai giovani, non alle famiglie, non ai lavoratori.
La realtà è che il lusso serve solo a chi costruisce e vende:
- Vendere a 1.500 €/m² → 216 milioni
- Vendere a 3.000 €/m² → 432 milioni
Stesso cemento, doppio profitto. Nessun beneficio reale per la città.
Cosa rischia davvero la città?
Se questo progetto andrà avanti così, Civitavecchia si troverà con:
- un mercato immobiliare drogato e inaccessibile;
- quartieri “di lusso” senza vita;
- una città esclusiva e sempre più escludente.
E intanto, i veri bisogni – lavoro, case popolari, servizi, cultura – restano fuori dal dibattito.