Vincere le paure e le diffidenze verso il nucleare e le scorie radioattive. Sogin: “Lavoriamo per cercare di togliere l’alone di mistero che spesso, non solo in Italia, caratterizza questo settore, puntando su trasparenza, comunicazione e partecipazione”
PERUGIA – Smantellare le centrali nucleari e mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi. Questo è il compito di Sogin, la società di Stato che stamattina ha partecipato al Festival Internazionale del Giornalismo che si sta svolgendo in questi giorni a Perugia, dal 5 al 9 aprile.
L’evento, dal titolo “Raccontare il decommissioning nucleare: l’esperienza italiana” , è stato incentrato proprio sul ruolo dei media e degli operatori della comunicazione nell’informare i cittadini su un’attività complessa e rilevante per la sicurezza pubblica come il decommissioning nucleare, l’ultima fase del ciclo di vita di un impianto nucleare. Come comunicare? Quale linguaggio e quali strumenti adottare? L’esperienza italiana con Sogin, la società pubblica a cui lo Stato, oltre allo smantellamento degli impianti nucleari italiani, ha affidato il compito di realizzare, e poi gestire, il deposito nazionale unico dei rifiuti radioattivi. Lo smantellamento di un impianto nucleare è infatti direttamente connesso alla necessità di predisporre spazi idonei a conservare , in condizioni di massima sicurezza, tutte le componenti e la parti degli impianti nucleari, che sono contaminati, e le scorie radioattive vere e proprie (materiale fissile e irraggiato).
All’incontro hanno preso parte Marco Sabatini, responsabile media relations di Sogin, Giorgio Pacifici, caposervizio trasmissioni scientifiche del TG2, Maurizio Menicucci, inviato speciale della RAI, Iris Corberi, direttrice del Magazine BioEcoGeo e Gaetano Pedullà, direttore de “La Notizia”.