Oggi Ivan Graziani avrebbe compiuto 80 anni, non lo avesse stroncato un male incurabile nel 1997, a soli 51 anni.
Nato a Teramo nel ’45 Graziani aveva iniziato a suonare giovanissimo, fondando gruppi rock e svolgendo il lavoro di session man da richiesto chitarrista.
Ma a dargli le maggiori soddisfazioni professionali giungerà una carriera solistica che gli ritaglierà uno spazio non angusto all’interno della canzone d’autore italiana, spazio che conserva a tutt’oggi: il cantautore abruzzese si mise in evidenza e poi con sempre maggiore seguito si affermò grazie alla sua capacità di scrivere pezzi grintosi e robusti o dolcemente malinconici, pennellando ritratti di donna indimenticabili come, ad esempio, “Agnese dolce Agnese color di cioccolato”, “Signora bionda dei ciliegi”, “Cleo, “E sei così bella”, “Paolina”, con una felicità ed una originalità espressive sempre assai notevoli.
Album come “I lupi”, “Viaggi ed intemperie”, “Seni e coseni” continuano a restituirci il ritratto di un artista libero e anticonvenzionale, in grado di passare con grande naturalezza da registri ironici provocatori a registri lirico-drammatici con una freschezza di toni e di accenti unica nel panorama musicale nostrano.
Avesse potuto regalarci altri album avrebbe di sicuro sfornato lavori di grande livello, sorprendendoci sempre di più per la tenera vena poetica e per il rock impetuoso e di grande tecnica che sgorgava dalle sue vene: ora a ricordarne l’opera è rimasto il figlio Filippo che continua a riproporre il suo repertorio con buon favore popolare ed ottimi riscontri di critica.
Non sono pochi i musicisti ed autori che a tutt’oggi confessano di essere rimasti influenzati dai dischi del geniale artista abruzzese, non ultimo Lucio Corsi, giovane cantautore diventato famoso dopo l’ultimo Sanremo, ma già da parecchi anni noto agli addetti ai lavoro per il delicato impatto delle sue canzoni.
(pasquale bottone)