Bomarzo – La Procura di Viterbo indaga sulle morti e la gestione del cluster Covid della Rsa Myosotis

Gravissime responsabilità di chi ha nascosto il primo focolaio. Minacciato e licenziato il personale che chiedeva spiegazioni e più sicurezza. Intanto alcuni familiari hanno denunciato i vertici della struttura

BOMARZO – La vicenda da noi denunciata ad ottobre sui contagi e morti a causa del Covid nella casa di riposo e Rsa Myosotis è finita sul tavolo della Procura di Viterbo.

Come i lettori ricorderanno, era ottobre quando ci fu una morte sospetta per Covid nella struttura di Bomarzo, piccolo comune alle porte di Viterbo.

Una struttura su due livelli. Al piano terra la Rsa e al piano superiore la casa di riposo.

Cerchiamo di ricostruire la vicenda della Myosotis alla luce delle ricostruzioni rese possibili dai familiari di alcuni pazienti deceduti e al personale della struttura al quale è stato nascosto il cluster e che si è ammalato lavorando senza difese tra i contagiati.

Era l’11 ottobre di quest’anno quando a Soriano nel Cimino si celebra un matrimonio. A questo matrimonio partecipa Michele Bassanelli coordinatore sanitario della Mysotis di Bomarzo.

Quel matrimonio fu un vero e proprio focolaio tant’è che il Comune di Soriano pubblicò questo avviso:

Da quell’undici di ottobre in poi, cosa accade dentro la Rsa di Bomarzo è un mistero. Personale ridotto all’osso. Un solo addetto alla somministrazione dei medicinali che, guarda il caso risulta essere proprio Michele Bassanelli e prime avvisaglie all’interno della struttura.

E’ il 20 ottobre quando avviene il primo decesso ufficiale per Covid di un’anziana signora ricoverata nella struttura.

(Bomarzo – Cluster Covid alla casa di cura Myosotis? Un decesso tra gli ospiti e forse casi di positività tra il personale – EtruriaNews)

Il personale inizia a preoccuparsi e a chiedere alla responsabile della struttura, la signora Cruciani, i dispositivi di protezione individuale che, fino a quel momento, non erano mai stati messi a disposizione almeno del personale della casa di riposo.

 

Tute da lavoro per carrozzieri e invece delle mascherine FFP3 delle semplici mascherine chirurgiche.

 

 

Le proteste aumentano perché è ovvio che questo materiale non è idoneo e il rischio di rimanere contagiati è altissimo.

Quello che oggi desta qualche perplessità è che a consegnare questo materiale è lo stesso Michele Bassanelli risultato positivo a Soriano nel Cimino:

 

 

Dalla direzione, invece di arrivare rassicurazioni, iniziano a minacciare chi faceva domande, chiedeva sicurezza o aveva perplessità. Intanto gli operatori iniziano a preoccuparsi:

 

 

Non solo. Di li a poco inizieranno ad ammalarsi uno ad uno mentre i “ribelli” dopo minacce di denunce e intimidazioni di varia natura vengono licenziati. Molti si dimetteranno da soli e la struttura, inevitabilmente, è andata in carenza di personale.

Tantissime le proteste dei familiari che arrivano anche a mettere nero su bianco le loro perplessità. Altri addirittura minacciano di non pagare la retta. Tutto questo quando i Nas di Viterbo e la Asl, nel frattempo, avevano già effettuato i primi sopralluoghi grazie alle nostre segnalazioni.

Da quel 20 ottobre ad oggi sono tredici le persone decedute alla casa di cura Myosotis. Difficile sapere quanti di Covid o quanti di morte naturale.

Certo è che alcuni familiari e anche alcuni ex dipendenti hanno preso carta e penna e denunciato gli eventi. Sarà la magistratura a fare chiarezza su quanto è avvenuto e se a portare per primo il virus all’interno della struttura sia stato Bassanelli o meno.

– segue

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