Viterbo – San Martino al Cimino celebra gli otto secoli dell’Abbazia: un Anno Giubilare tra fede, storia e cultura

Otto secoli di storia saranno festeggiati con 12 mesi di celebrazioni religiose, incontri e iniziative dedicate a tutti, turisti compresi

VITERBO – San Martino al Cimino celebra gli otto secoli della sua abbazia, cuore spirituale e simbolico del borgo. La Diocesi di Viterbo ha annunciato l’apertura dell’VIII Centenario di Consacrazione dell’Abbazia di San Martino al Cimino, che si trasformerà in un Anno Giubilare, dal 11 novembre 2025 all’11 novembre 2026, dedicato alla fede, alla cultura e alla comunità. Dodici mesi di celebrazioni religiose, incontri e iniziative che coinvolgeranno il paese, le associazioni e i visitatori in un percorso di memoria e riscoperta.

L’apertura ufficiale del Giubileo è fissata per martedì 11 novembre 2025. Nella Sala del Capitolo, dalle 14 alle 19, sarà realizzato l’annullo filatelico speciale e presentata una cartolina celebrativa in collaborazione con Poste Italiane. Alle 18, nella chiesa abbaziale, S.E. Monsignor Orazio Francesco Piazza, vescovo di Viterbo, presiederà la solenne celebrazione eucaristica. Per l’occasione, è stata richiesta alla Penitenzieria Apostolica la concessione dell’indulgenza plenaria per tutto il periodo giubilare.

La consacrazione della chiesa abbaziale risale al 1225, quando, pur con i lavori ancora in corso, il cardinale Raniero Capocci, vescovo di Viterbo, ne sancì l’apertura al culto su mandato di papa Onorio III. Le origini del complesso, tuttavia, sono molto più antiche: la prima menzione di una “Ecclesia Sancti Martini in Monte de Viterbio” compare già nell’anno 838. In quel periodo il cenobio ospitava una comunità di monaci benedettini provenienti dall’abbazia di Farfa, che vi rimasero fino all’inizio dell’XI secolo. Nel XII secolo papa Eugenio III, egli stesso cistercense, affidò il monastero ai monaci del suo ordine, provenienti da Saint Sulpice. Nel 1207 Innocenzo III rafforzò la piccola comunità inviando altri monaci da Pontigny, una delle abbazie madri dei Cistercensi, e contribuì con donazioni e possedimenti alla sua rinascita. Fu durante l’abbaziato di Giovanni II, detto “Pontiniaco”, tra il 1216 e il 1232, che, con l’appoggio del cardinale Capocci, iniziarono i lavori di ampliamento della chiesa e dei locali monastici.

Nel corso dei secoli, l’abbazia conobbe alterne vicende: momenti di splendore e di crisi, saccheggi, restauri, commende pontificie. Nel 1645, con l’ascesa al soglio pontificio di Innocenzo X, il destino del monastero cambiò radicalmente. La struttura, ormai in decadenza, fu acquistata da Donna Olimpia Maidalchini Pamphilj, cognata del papa, che trasformò l’antico insediamento cistercense nel fulcro di un nuovo borgo principesco. Attorno all’abbazia nacque un piano urbanistico coerente e scenografico, tipico del barocco romano, affidato all’architetto militare Marcantonio de’ Rossi e al padre Virgilio Spada, sotto la supervisione di Francesco Borromini. San Martino al Cimino divenne così un piccolo gioiello architettonico e sociale, e la stessa Donna Olimpia volle essere sepolta nell’abside della sua chiesa gotica, dove una lapide in marmi policromi ne conserva la memoria. Dopo la morte dell’ultimo principe Girolamo Pamphilj, nel 1760, l’abbazia entrò nelle proprietà dei Doria Pamphilj, che nel Novecento la donarono alla Diocesi di Viterbo. Con la bolla “Ad maius christiani” di Pio XI, nel 1936, San Martino fu unita in perpetuo alla diocesi, e nel 1986 Giovanni Paolo II confermò l’unione estintiva con la nuova diocesi di Viterbo.

Oggi, a otto secoli dalla sua consacrazione, l’abbazia si prepara a un anno di celebrazioni che uniranno spiritualità, arte e vita civile. Il programma prevede giornate di studio e riflessione teologica, concerti di musica sacra – tra cui, nel 2026, quello della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” – e iniziative di valorizzazione del patrimonio artistico e architettonico. Le associazioni locali saranno protagoniste nella riscoperta delle tradizioni, della gastronomia e dei percorsi naturalistici che circondano il borgo, in particolare lungo il tratto della Via Francigena che conduce a San Martino al Cimino. Anche gli eventi culturali già radicati nel territorio, come festival letterari e rassegne teatrali, verranno ispirati dallo spirito dell’Ottocentenario.

Questo Giubileo non sarà soltanto una celebrazione religiosa, ma un’occasione per restituire vitalità a un luogo che da otto secoli custodisce la memoria e l’identità di una comunità. San Martino al Cimino, con la sua abbazia gotica e il borgo barocco che la circonda, si prepara a vivere un anno che unisce passato e futuro, fede e bellezza, nel segno della continuità di una storia che appartiene non solo a Viterbo, ma all’Italia intera.

Locandina Apertura VIII Centenario Abbazia