Tarquinia – Consegnati al Museo Etrusco rari reperti archeologici ritrovati nel Regno Unito

TARQUINIA – Nella mattinata odierna il Comandante del Gruppo Carabinieri TPC di Roma, unitamente al Comandante del Nucleo Carabinieri TPC di Cosenza, ha consegnato  al Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia 7 preziosi reperti  archeologici recuperati nel Regno Unito nel corso delle attività svolte nell’ambito  dell’indagine convenzionalmente denominata “ACHEI”, coordinate dalla Procura  della Repubblica di Crotone. L’evento si è svolto alla presenza del Prefetto di  Viterbo, del Direttore Generale Musei del MiC, del Comandante del Comando Provinciale  Carabinieri di Viterbo, del Direttore Regionale Musei Lazio e del Soprintendente A.B.A.P.  per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, Dott.ssa Marherita Eichberg nonché  delle Autorità Civili, Militari e Religiose provinciali e cittadine.

I preziosi reperti riconsegnati, di eccezionale valore archeologico, consistono in: 

– Resti di calice etrusco di bucchero. Mancano lo stelo e la base. Produzione Etruria  meridionale, ambito ceretano (Cerveteri)- tarquiniese-vulcente;  

– pendente italico (cultura picena, Fase Piceno IV A) a doppia protome di toro, in bronzo,  con foro di sospensione e resti di perno di ferro. (Età del Ferro/VI sec. a.C.); 

– stamnos etrusco in bronzo con anse terminanti a forma di mani e relativo coperchio di  lamina di bronzo e pomello massiccio decorato, prodotti in Etruria, in particolare nel  centro etrusco di Vulci, e in ambiente italico – epoca V-IV sec. a.C. con attardamenti nel  periodo ellenistico; 

– vaso etrusco biconico monoansato in ceramica di impasto con relativa scodella coperchio di produzione villanoviana da ambito etrusco-italico. Datazione: IX-VII sec.  a.C. La scodella-coperchio e l’ossuario biconico sono elementi fondamentali comuni  della civiltà Villanoviana, una delle più rappresentative culture dell’età del Ferro  italiana; 

– olla a coste con orlo a tesa arrotondato, decorato all’interno con cinque solchi  concentrici, breve collo cilindrico, corpo globulare decorato con strigilature (costolature)  che arrivano molto oltre la metà del corpo. Produzione dell’Etruria meridionale/del  Latium vetus, largamente diffusa dall’VIII fino alla prima metà del VI sec. a.C.;  

– pendente italico (cultura picena, Fase Piceno IV A) a doppia protome di toro, in bronzo,  con foro di sospensione e resti di perno di ferro. (Età del Ferro/VI sec. a.C.); 

– resti di calice etrusco di bucchero. Mancano lo stelo e la base. Produzione Etruria  meridionale, ambito ceretano (Cerveteri)- tarquiniese-vulcente; 

Gli straordinari reperti archeologici restituiti, di ingentissimo valore sia storico culturale, sia economico, sono stati rintracciati nel contesto di una complessa  attività d’indagine dei Carabinieri del Nucleo T.P.C. di Cosenza che ha acclarato,  inequivocabilmente, l’esistenza di un vasto traffico su scala nazionale e  internazionale – con ramificazioni in Gran Bretagna, Francia, Germania e Serbia – di reperti archeologici italiani. 

Le indagini, condotte dal maggio 2017 e concluse nel luglio 2018, hanno consentito di accertare i sistematici saccheggi di più squadre di “tombaroli” che, con una  articolata suddivisione di competenze e ruoli, garantivano al mercato clandestino  un flusso continuo di beni archeologici, di ingente valore economico, inseriti in  articolati e complessi canali di ricettazione in Italia e all’estero. 

L’operazione si è conclusa con l’emissione di un’ordinanza di applicazione di misure  cautelari da parte del G.I.P. del Tribunale di Crotone, su richiesta della locale  Procura della Repubblica che ha coordinato le indagini, nei confronti di 23 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di far parte di un’associazione per delinquere  finalizzata alla commissione dei reati di danneggiamento del patrimonio  archeologico dello Stato, impossessamento illecito di beni culturali appartenenti 

allo Stato, ricettazione ed esportazione illecita, nonché l’esecuzione di 80 decreti di  perquisizione nei confronti di altrettanti soggetti, indagati in stato di libertà. 

L’odierna restituzione al patrimonio dello Stato dei beni culturali recuperati è frutto  di azioni complesse, compiute in stretta sinergia con gli organi centrali e periferici  del MiC, nonché dell’impegno e la professionalità di donne e uomini, militari e civili,  altamente specializzati nello specifico settore, che hanno consentito di salvare  importanti testimonianze dell’identità collettività che ci raccontano la loro storia e,  di riflesso, la nostra.