Viterbo – Ex sede della Banca d’Italia, il sogno proibito da non perdere per riqualificare il centro storico

La “fortezza”, nella sua magnificenza, rischia di finire nel dimenticatoio, ma resta in vendita e l’enorme valore storico-artistico non può essere abbandonato

VITERBO – Realizzata a partire dal 1939, la ex sede della Banca d’Italia di Viterbo continua puntualmente a incantare passanti e visitatori di Via Marconi ogni giorno. La storia di questo edificio ha accompagnato il centro storico della Città dei papi per decenni, restando inamovibile nella sua imperiosa magnificenza mentre il capoluogo continuava a modellarsi durante quasi tutto lo scorso secolo.

Ancora oggi, nonostante la chiusura degli uffici, i suoi 8.672 mq di superficie spalmati su ben otto piani (due dei quali interrati) lasciano sognare amministrazioni, cittadini e personaggi di ogni ordine e grado che vi posano sopra i loro occhi. Tale incanto è ovviamente concesso non solo dall’imponenza sopraccitata dell’edificio, ma anche dalla sua meravigliosa architettura che attraverso l’occhio attento dell’ingegnere Rocco Giglio – che ne disegnò l’ambizioso progetto – richiama grandemente all’edilizia medievale, sposandosi perfettamente con il vero cuore di Viterbo.

Una vera e propria fortezza, che ha resistito – a suo modo – anche ai bombardamenti della seconda Guerra mondiale, i quali ne rallentarono solo i lavori di completamento (terminati nel 1947).

Oggi, dopo anni dalla chiusura degli uffici, la ex sede della Banca d’Italia resta in vendita e la sua proprietà continua a fare gola a molti, stuzzicando i sogni di chi vorrebbe vederla recuperata e “restituita alla cittadinanza”. Le ipotesi sono tante, alcune addirittura irrealizzabili o troppo fantasiose (c’è chi vorrebbe farne un parcheggio multipiano, ma non pensa ai vincoli storico-artistici vigenti).

La descrizione dell’edificio

Come descritto nei documenti ufficiali della Banca d’Italia, l’edificio presenta una parte basamentale rastremata in bugnato rustico, culminante in un toro molto accentuato su cui poggiano le cornici delle finestre del piano rialzato. Il paramento continua fino al primo piano in bugnato liscio che viene interrotto da un’altra fascia in travertino che cinge le facciate principali della costruzione e dalla quale aggettano tre balconi posti al di sopra degli ingressi e che sono sorretti da mensole. Le porte-finestre di questi balconi sono bifore fortemente decorate. Su questa fascia di travertino poggiano anche le cornici delle finestre del piano primo. Il restante paramento murario è in cotto ed alla triplice partizione orizzontale dei prospetti principali corrisponde quella verticale ottenuta scandendo le pareti con fasce verticali di bozze in peperino, profilando gli spigoli con grosse bugne e arretrando la parte centrale dell’edificio nella facciata principale. Le finestre dell’edificio sono inquadrate in una cornice di travertino con caratteristiche diverse per ogni piano. Al piano rialzato la cornice è formata da due lesene sormontate da un capitello corinzio sovrastate da un arco, entrambi gli elementi sono riccamente modanati. Al primo piano la decorazione, pur mantenendo la stessa forma, diventa più semplice eliminando i capitelli corinzi e le modanature. Al secondo piano le finestre sono sempre ad arco ma sono ornate solo superiormente. Infine al terzo piano sono rettangolari con cornice liscia in travertino. L’interno della Banca, e più precisamente l’area destinata al pubblico e alle operazioni bancarie, è solenne con ampia scalata di accesso (nel versante destro del prospetto su via Marconi), soffitti alti, lucernari, finestre gigantesche, dovizia di marmi e graniti, arredi di legno massello (originali degli anni Quaranta), ampi corridoi che conducono alla direzione e agli uffici amministrativi.

Le ipotesi più gettonate per un “recupero”

Negli anni appena passati, già in molti avevano provato ad avanzare ipotesi sul recupero della “fortezza” viterbese. Tra questi anche l’ex vicesindaco Laura Allegrini, che aveva ipotizzato l’acquisto della struttura da parte del Comune di Viterbo stesso. L’attuale capogruppo di Fratelli d’Italia aveva giustamente ricordato come la musealizzazione di Palazzo dei Priori era ferma in un limbo burocratico e la ex sede della Banca d’Italia poteva rappresentare un perfetto luogo per ospitare gli uffici del Comune, restando nel centro storico e in una zona facilmente raggiungibile e vicina a un parcheggio. “Non dobbiamo farci impensierire dalla spesa da affrontare – aveva ribadito Allegrini – un’offerta pubblica di acquisto, con una richiesta di fondi alla Cassa depositi e prestiti, è una soluzione fattibile. Resta valida anche l’opportunità di trattare una rateizzazione del pagamento. L’importante è che il comune possa divenirne il proprietario effettivo dell’immobile e che sia impedita ogni possibile speculazione”.

Anche Vincenzo Ceniti, console per il Touring Club Italiano e prolifico scrittore di libri viterbese, aveva ipotizzato un recupero. “Verrebbe da pensare ad un ‘Palazzo della Cultura‘ – scriveva nel 2015 sul giornale online “La Città” – dove allestire, finalmente, un museo della città di Viterbo, come molti sostengono da tempo, declinato in tutte le molteplici componenti: storiche, architettoniche, artistiche, folcloriche, enogastronomiche, paesaggistiche ed altro, con l’ausilio soprattutto della tecnologia più avanzata. E’ un sogno?”.

Nel tempo, anche altri avevano azzardato ipotesi – più fantasiose – come la realizzazione di un centro commerciale o di un parcheggio multipiano. Idee, tuttavia, che si scontrano fortemente con i vincoli storico-artistici ai quali il palazzo è strettamente legato. Tuttavia, è bene tornarne a parlare e far sì che uno dei tanti sogni, magari quello più concreto, possa realizzarsi. Il recupero della ex sede della Banca d’Italia sarebbe, infatti, una vera panacea per risolvere parte dei mali del cuore di Viterbo. Un edificio come questo, posizionato in luogo cruciale e a cavallo delle due vie del commercio – Via Marconi e Corso Italia – potrebbe portare linfa vitale per tutta l’area circostante, contrastando il degrado e permettendo al centro di ripopolarsi.