Viterbo – Micci (Lega) torna all’attacco dell’amministrazione: “Il castello di carte è imploso su sé stesso”

Il consigliere comunale Andrea Micci rompe il silenzio e attacca duramente l’operato e la narrazione politica di Chiara Frontini

VITERBO – «La verità su Chiara Frontini che nessuno ha mai avuto il coraggio di dire!» — così si apre il duro comunicato del consigliere comunale della Lega, Andrea Micci, che affida a una lunga e articolata dichiarazione un’analisi impietosa dell’operato della sindaca di Viterbo.

Micci non usa mezzi termini nel descrivere l’ascesa politica di Frontini come una scalata costruita su una sistematica “demonizzazione della politica” e sulla “demolizione dell’avversario”. La sua figura pubblica, sostiene il consigliere, sarebbe frutto di una narrazione studiata: per costruire l’eroe, prima bisogna creare il mostro. «E questo ha fatto – scrive Micci – imbastendo per decenni un’opposizione spesso sleale, scatenando una sorta di caccia alle streghe su ogni maggioranza che l’ha preceduta».

Emblematico, secondo il comunicato, l’episodio del manifesto polemico sul costo della segreteria del sindaco di centrodestra, accusato da Frontini di spese eccessive, “giocando sull’equivoco” e omettendo che la cifra copriva un quinquennio e non un solo anno.

Micci accusa la sindaca di aver costruito il proprio consenso su una comunicazione “ai confini del vero”, sfruttando temi minori — buche, rifiuti, erbacce — come proiettili mediatici, ma con un approccio che definisce “superficiale”, se non addirittura opportunistico. Il programma elettorale? «Un libro dei sogni, più teorico che pratico».

Uno degli attacchi più diretti riguarda lo stile comunicativo della sindaca, e in particolare l’etichetta affibbiata a chi dissente: “Chi critica, fa del male alla città”. Un’etichetta che, secondo Micci, ha avuto lo scopo preciso di zittire il dissenso e blindare la propria figura. Un paradosso, scrive, se si guarda all’intensità con cui Frontini stessa “attaccava a testa bassa l’amministrazione precedente durante la pandemia”.

Con toni taglienti, Micci definisce la strategia comunicativa della sindaca come una saga personale: “Io sono Chiara, loro sono il caos”, dove ogni elemento della politica cittadina, compresi i media, è stato usato come antagonista per consolidare l’immagine dell’eroina solitaria.

Ma il tempo — dice — ha svelato la realtà: “il castello di chiacchiere è imploso su sé stesso”. Il consigliere punta il dito contro una gestione amministrativa carente persino nell’ordinario, dal verde urbano trascurato alla pulizia delle fontane interrotta. E aggiunge: «Frontini si è distrutta da sola. Come in ogni favola che si rispetti, la morale è sempre lì, pronta a dettare il suo finale».

Micci sostiene che i successi amministrativi celebrati da Frontini siano in realtà “eredità delle precedenti amministrazioni”, che — tra tagli e vincoli — avrebbero comunque saputo intercettare fondi, progettare e avviare opere oggi completate. Parla di “spudorata intestazione” della riqualificazione del Poggino, di omissioni intenzionali sull’origine dei progetti e persino dell’appropriazione di proposte altrui, come quella della manutenzione del verde da affidare ai privati.

L’affondo finale è netto: «Il tempo è galantuomo», scrive, accusando Frontini di trasformare anche ciò che è fattibile in “un sogno irrealizzabile”. Ma aggiunge anche, con tono ironico, che i prossimi due anni “regaleranno altri avvincenti capitoli” della saga politica di Chiara Frontini, soprattutto in vista della prossima campagna elettorale.