Tangenti, indagati 10 manager di Leonardo e due società Google

MILANO – Un giro di mazzette sotto forma di compensi extra o mensili o annuali, provvigioni ‘fuori sacco’ sui contratti aggiudicati e regalie come buoni carburante o da spendere in negozi di computer, telefonia, tv e elettrodomestici, e poi oggetti di valore apprezzabile come penne di marca.

Un sistema architettato, secondo la Procura, grazie anche al supporto di Google Pay, e che ha portato a indagare in base alla legge sulla responsabilità degli enti pure due società del colosso californiano: Google Ireland e Google Payments.

Al centro della ricostruzione di inquirenti e investigatori c’è una fornitore di Leonardo, Transpart, società di intermediazione nella distribuzione di parti, materiali ed equipaggiamenti destinati ai più diversi settori, da quello militare a quello aerospaziale, dai trasporti fino al petrolchimico. Società con sede a Milano e che vede indagati 4 manager, i quali, secondo gli accertamenti, in cambio di commesse avrebbero corrisposto ai dipendenti di Leonardo regalie e compensi anche sotto forma contratti di consulenza fittizi.

Denaro, questo, proveniente da fondi neri che i dipendenti della società fornitrice con sede in corso Sempione, avrebbero creato ‘dirottando’ parte dei proventi delle commesse (lecite) su una consociata statunitense, la quale, a sua volta, tra il 2012 e il 2018 ha trasferito, in assenza di giustificazioni contrattuali e contabili, 6 milioni di euro su tre off-shore con sedi, una a Panama, una nel Regno Unito e una in Irlanda.

Per far rientrare tale somma in Italia ai fini del pagamenti di mazzette, è lo schema ipotizzato, ci si sarebbe servirti di due riciclatori che a loro volta avrebbero usato la piattaforma di pagamento Google Pay.

In particolare, riguardo a questo passaggio, i finanzieri hanno ricostruito, tra il 2017 e il 2019, 25 operazioni dall’estero verso l’Italia per un totale di 400mila euro. Operazioni che avrebbero visto l’interposizione di due società del colosso di Mountain View nella canalizzazione dei fondi in modo da ostacolare l’identificazione degli autori dei bonifici e dell’origine della provvista.