Coppia nasconde 15 milioni di euro nel giardino, in cantina e in freezer: la maxi truffa e le condanne

Nel giardino di casa e in altre zone dell’abitazione avevano sotterrato e nascosto 15 milioni di euro accumulati, stando a quanto emerso al termine del processo di primo grado, in seguito a una grossa frode fiscale stimata in 80-90 milioni di euro grazie a mezzo miliardo di fatture false.

Sono stati condannati a quattro anni di carcere Giuliano Rossini e Silvia Fornani, la coppia di Gussago, in provincia di Brescia, sorpresa con l’ingente somma di provenienza illecita e ritenuta responsabile di associazione a delinquere finalizzata a una frode fiscale milionaria, mentre la moglie si trova ai domiciliari.

Con loro condannati a poco meno di tre anni, anche il figlio e la cognata. Il caso risale al settembre del 2022 quando in seguito a un blitz di carabinieri e guardia di finanza venne scoperto il giro d’affari illegale che la famiglia aveva portato avanti per anni: oltre alle fatture false per oltre mezzo miliardo di euro e moltissimi fondi neri, la coppia aveva evaso circa 93 milioni di tasse.

Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno recuperato, anche grazie alla collaborazione degli imputati, appena 15 milioni di euro, in parte sotterrati nel giardino e in parte nascosti tra cantina, sottotetto di un’altra casa e addirittura in freezer.

Nel blitz vennero coinvolte 27 persone, 22 delle quali finirono tra carcere e domiciliari, 5 invece furono sottoposte all’obbligo di firma. Il quartier generale dell’organizzazione criminale era una sorta di ufficio ricavato da un cascinale a Gussago di pertinenza della coppia. All’interno era stato installato un router Web con cui venivano effettuati i bonifici dalle società cartiere all’estero. Il business del resto consisteva proprio nella movimentazione di fiumi di denaro con triangolazioni costruite sulla base di società di comodo, coperture per acquistare in nero materiale ferroso e non solo.

Soldi per operazioni ritenute inesistenti venivano bonificati a pioggia nel mondo (Hong Kong, Romania, Croazia, Polonia, Slovacchia, Ungheria) per poi tornare a Brescia per mano di spalloni incaricati del trasporto contanti (che poi venivano interrati, spesi o nascosti).