Frosinone – Sul nuovo biodigestore comitati e associazioni pronti alle barricate

FROSINONE – “Avevamo ipotizzato positivamente che la Regione e gli altri Enti coinvolti stessero valutando l’accoglimento della diffida che abbiamo inoltrato lo scorso mese di giugno per sollecitare l’archiviazione dell’iter amministrativo per decadenza dei termini di conclusione. Nessuno è un visionario ed oggettivamente sussistono ancora oggi fondate ragioni perché tale aspettativa si concretizzi.

La normativa prevede, infatti, a garanzia del proponente e per la certezza del diritto, che l’iter del provvedimento autorizzatorio unico regionale (PAUR) si concluda tassativamente dopo 120 giorni dal suo inizio (art. 27bis D.lgs. 152/2006).

La Regione, in totale controtendenza legislativa, anziché chiudere negativamente il procedimento finalizzato al rilascio dell’autorizzazione, a distanza di circa 4 anni dal suo avvio e dopo 8 mesi di completo silenzio, ha convocato il 4 luglio scorso un Tavolo tecnico, dando modo alla stessa Maestrale srl di lamentare come la tempistica del PAUR fosse ampiamente decorsa”. Lo evidenziano in una nota i rappresentanti del Coordinamento di comitati e associazioni composto da: Comitato No Biodigestori a Frosinone – Valle del Sacco – Associazione Frosinone Bella e Brutta – ODV – Coordinamento Frosinone Salviamo il paesaggio – Comitato Residenti Colleferro- – Cittadini della Valle del Sacco (Sgurgola-Anagni).

“Scopo della riunione era quello di valutare – trascorsi ben 28 mesi dalla conclusione della 3a Conferenza di servizi decisoria – le misure da adottare e/o da integrare nel progetto del biodigestore, ai fini della prevenzione e della valutazione degli effetti di possibili incidenti. Un evento disastroso per il quale la legge nazionale dispone tutta una serie di prescrizioni e ancor di più il veto se vi fosse cumulo di impianti.

Per una valutazione puntuale della dislocazione è bene essere informati che l’area di progetto dell’impianto di biodigestione anaerobica presentato dalla Maestrale srl, destinato a trattare 50 mila ton/anno di rifiuto organico (dieci volte quello prodotto dalla città), è situata alle porte di Frosinone, nella zona gestita dal Consorzio per lo Sviluppo Industriale (ASI), in adiacenza all’impianto di stoccaggio di GPL della società Gingas srl, ubicato nella stessa via Antonello da Messina 4, e rientrante nella normativa relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose (D.lgs. 105/2015, cd. Seveso III, che ha recepito la direttiva 2012/18/UE). È altresì importante ricordare che per “incidente rilevante” si intende un’emissione, un incendio o un’esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati, che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per l’ambiente ed in cui intervengano una o più sostanze pericolose”.

“La Gingas srl, distante solo 300 mt dall’impianto della Maestrale, è censita nell’Inventario Nazionale degli Stabilimenti a RIR, pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica come stabilimento di soglia inferiore (D.Lgs 105/2015). Nel relativo documento di Prevenzione degli incidenti rilevanti (PIR) si evidenziano in prossimità dello stabilimento l’esistenza di case sparse ad una distanza di 360 mt, un nucleo abitato a 1000 mt ed un centro abitato (Corso Lazio) a 1500 mt, nonché la presenza di altri stabilimenti soggetti alla normativa Seveso (Ovegas srl 290 mt, Energas srl 915 mt, Thermogas D.T. srl 1450 mt) e la presenza di luoghi con elevata densità di affollamento, quali la zona commerciale a 480 mt e la scuola elementare Giovanni XXIII a 1880 mt”.

“Prima di riferire dell’incontro, a cui lo scrivente Coordinamento di associazioni e comitati contro il biodigestore ha assistito come semplice uditore, nonostante le rimostranze avanzate dalla società circa la loro partecipazione, si ribadisce quanto più volte sottolineato. Il Tavolo tecnico ha palesato ancora una volta come la lungaggine del procedimento sia in buona parte legata ad una istruttoria condotta tra tante incertezze, stigmatizzate dal Coordinamento nella diffida presentata il 19 giugno scorso. I continui rinvii hanno consentito al proponente di sanare talune incongruenze, al di fuori di ogni normativa e della tempistica prevista dalla legge, se si considera che soltanto oggi si cerca di accertare le preesistenti condizioni di sicurezza antincendio, che avrebbero dovuto essere valutate sin dall’inizio dell’iter”.

“Nel corso della riunione, alla presenza del proponente e dei vari Enti interessati – Comando Provinciale dei Vigili del fuoco di Frosinone, Comitato Tecnico Regionale (CTR) Rischio Incidente Rilevante (RIR) della Regione Lazio, Comune e Provincia di Frosinone – si è posto da subito il problema di quale sia l’Amministrazione competente ad esaminare gli elaborati relativi al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose (D.Lgs. 105/2015 in attuazione della Direttiva 2012/18/UE). Il Tavolo tecnico ha quindi stabilito che l’area interessata dall’intervento è disciplinata dal Piano Regionale Territoriale (PRT) del Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Frosinone (ASI) e che è sovraordinato al Piano Regolatore Generale comunale (PRG). Sulla verifica preventiva della compatibilità territoriale ed ambientale dell’impianto e del rischio di incidenti rilevanti, che comportino un aggravio, nonché sul pieno rispetto delle prescrizioni sovraordinate è nata una caotica discussione tecnica a conferma della conduzione approssimativa dell’istruttoria”.

“Nel tentativo di dipanare l’aggrovigliata matassa che si è andata formando dal punto di vista giuridico-amministrativo, la discussione si è impantanata su piani di emergenza esterna, che non sembrerebbero essere stati adottati in concertazione con gli Enti competenti in materia.

La normativa Seveso relativa al rischio di incidente rilevante prevede che tutto ciò venga invece recepito dalla pianificazione comunale al fine di stabilire le procedure di intervento e fornire una risposta adeguata alla popolazione, tenendo anche conto degli elementi di vulnerabilità del territorio, da parte degli Enti preposti alla loro protezione. Tra gli Enti coinvolti rientra anche l’Ufficio di Prefettura, che ha il compito di predisporli, d’intesa con la Regione e gli Enti locali interessati, ma nel caso di specie, sebbene convocato al Tavolo tecnico, non si è presentato alcun suo rappresentante”.

“Solo l’intervento puntuale del Responsabile della Provincia di Frosinone ha permesso di ritrovare il bandolo della matassa, quando ha sottolineato che per il rilascio dell’Autorizzazione Unica di competenza provinciale (…atto che è risultato mancante solo al termine della 3a Conferenza di servizi) “è necessario (che si) siano precedentemente ottenuti tutti i titoli ad essa propedeutici”, ivi inclusa quindi la valutazione del progetto volta ad accertare le preesistenti condizioni di sicurezza antincendio”.

“La discussione è naufragata nuovamente quando si è trattato di stabilire con certezza quale fosse l’organo presso il quale presentare la documentazione per il rispetto dei requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante (art. 22, c.10, D.lgs. 105/2015). Dopo una lunga imbarazzante disquisizione in cerca di una qualche certezza tecnico-giuridica, finalmente è stato concordato che il parere del Comitato Tecnico Regionale (CTR) Rischio di incidente rilevante (RIR) della Regione Lazio dovesse assolutamente essere acquisito e che la Società avente causa avrebbe dovuto presentare al SUAP del Comune di Frosinone tutta la documentazione, a fronte della quale l’Amministrazione avrebbe provveduto a richiedere il parere del suddetto Comitato”.

“Il Coordinamento, unico presente al Tavolo tecnico fin dall’inizio del procedimento, ha più volte ribadito e sottolineato come nella VIA fosse necessario il richiamo alla normativa Seveso in merito ai requisiti per il RIR. Agli atti del procedimento di VIA risulta come fin dal 9 aprile 2021 il Coordinamento abbia depositato una specifica richiesta di sottoposizione del progetto della Maestrale srl alle Autorità competenti per la valutazione di RIR. Si ribadisce inoltre che nella prima richiesta di archiviazione del 20.2.2022 all’Area VIA e per conoscenza, tra gli altri anche alla Prefettura di Frosinone, al Comando Provinciale dei Vigili del fuoco Frosinone e al Consorzio ASI erano state evidenziate le carenze ambientali non calcolate nel progetto della società in assenza, tra l’altro, della specifica dell’indice di Whobbe, sul grado di detonazione del biometano prodotto rispetto alla qualità e quantità dei rifiuti in ingresso e del piano di evacuazione della popolazione più prossima e meno prossima in caso di incidente rilevante (deflagrazione o detonazione). E ancora da ultimo, il 19.6.2023, nella diffida inviata dal Coordinamento alla Regione Lazio e al Comune di Frosinone sono stati sottolineati i rischi e le conseguenze della presenza del biodigestore “in una area che vede ubicatiin loco i già citati insediamenti pericolosi soggetti a RIR: Gingas srl (Stoccaggio di GPL), Ovegas (Stoccaggio di GPL), Leonardo spa Divisione Elicotteri (Trattamento di metalli mediante processi elettrolitici o chimici), Thermogas D.T. srl (Stoccaggio di GPL), Itelyum Regeneration spa (Stoccaggio, trattamento e smaltimento dei rifiuti)”.

“Quanto esposto rappresenta parzialmente il groviglio giuridico-amministrativo prodotto in tale procedimento. Sarebbe stato inoltre interesse di tutti che altre associazioni del territorio avessero seguito o avessero continuato a seguire l’iter. Così come si sarebbe potuto produrre un esito diverso se al Tavolo fosse stato presente anche il rappresentante della Prefettura, invece assente. Si è comunque arrivati, dopo un tempo biblico di 4 anni, ad affrontare finalmente le pesanti problematiche connesse al “rischio d’incidente rilevante”. Tuttavia anche valutando il “meglio tardi che mai” sembrerebbe che il procedimento sia stato incastrato, come nel gioco dell’oca, in un meccanismo diabolico, in cui si torna ai nastri di partenza senza alcuna soluzione di continuità”.

“Qui però non si tratta di attività ludica, tutt’altro, e questo procedimento di valutazione di impatto ambientale non è quello che nella teoria dei giochi si chiama “gioco a somma zero” dove ciò che un partecipante vince viene perso dall’altro. L’esposizione al rischio è più che concreta e tutta la cittadinanza, che temiamo venga abbandonata dalle Istituzioni pubbliche, non è affatto disposta a mettere a rischio il proprio futuro: troppo alta la posta in gioco per pensare di deporre le sue sorti in mani “sperimentali”, senza che vengano puntualmente valutati i relativi scenari di esposizione a sorgenti multiple e diverse, e ridotto l’indice di rischio onde evitare potenziali conseguenze negative per la salute umana, l’ambiente e l’economia. Una corretta gestione del progetto da parte di qualsiasi management aziendale non potrebbe prescindere dalla rigorosa analisi di fattori così importanti. Allo stesso tempo la nostra richiesta l’abbiamo già formalizzata: il procedimento va archiviato nel rispetto della legge, a garanzia di tutti gli interessi coinvolti. Pena, in aggiunta, il danno erariale”.

DOC-20230720-WA0001.