CIVITAVECCHIA – Riceviamo e pubblichiamo – Certamente rispetto la recente sentenza del Consiglio di Stato ma non posso condividerla e, per tale ragione, ho già dato mandato ai nostri legali di esaminare gli atti con la massima attenzione all’uopo di intraprendere le azioni, a difesa della Roma Marina Yachting, in tutte le sedi ritenute opportune, nessuna esclusa. Con me, e ne ho avuta diretta testimonianza in questi giorni – seppur di meritate ferie per tutti – i professionisti del settore, gli addetti ai lavori, le istituzioni tutte di Civitavecchia e non solo e gli stessi cittadini, donne e uomini convinti del fatto che la Roma Marina Yachting avesse ed ha tutte le carte in regola per realizzare e gestire il nuovo porto turistico della città.
Convinzioni basate su fatti concreti come quelli di aver avuto tutte le approvazioni dopo una procedura in piena regola, dopo aver superato – con successo – ricorsi al Tar e indagini della Procura della Repubblica di Civitavecchia, dopo l’autorevole parere dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, che ha escluso una qualsiasi ipotesi di “conflitto di interessi”, e dopo l’unanime approvazione della Conferenza dei Servizi del 19 luglio u.s. che, sempre all’unanimità, aveva escluso il conflitto d’interesse e che, di conseguenza, avrebbe consentito al progetto di diventare una splendida realtà.
Ora, ci si domanda, ma ove fosse stato vero il cd. “conflitto di interessi” pur dopo la pronuncia di TAR e Anac, si doveva aspettare 7 anni e la fine di una procedura?
Questa sentenza riporta indietro Civitavecchia al 2016, con un danno enorme alla città e al territorio, sia di immagine che economico e sociale, per l’indotto e l’occupazione che avrebbe creato. I dati ufficiali di Fondazione Edison e di Fondazione Symbola per Confindustria Nautica sono chiari: ogni 3,8 posti barca si genera un occupato nell’indotto turistico; inoltre, la spesa del diportista è doppia rispetto a quello del turista che alloggia in albergo.
Questa sentenza, in aggiunta a dei tempi già di per sé insostenibili, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso e rischia di provocare il disimpegno dei capitali stranieri dall’iniziativa, perché, come scriveva Carlo Cottarelli nel suo “I sette peccati capitali dell’economia italiana”, sarà sempre più raro e difficile che un investitore possa impegnarsi nel Bel Paese se l’Italia non si darà regole snelle che poi vengano rispettate. Da parte mia e di Roma Marina Yachting continueremo a combattere.
Edgardo Azzopardi
Presidente di Roma Marina Yachting