VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo – Paragonare il progetto del deposito nazionale italiano di scorie radioattive nella Tuscia a quello francese è inappropriato, facciamo chiarezza.
In questi giorni si è tornati a parlare del Deposito Nazionale di rifiuti radioattivi e della sua possibile localizzazione. Tra gli argomenti portati a sostegno della realizzazione del progetto si fa spesso riferimento al deposito francese situato nella provincia dell’Aube, definito, però, in maniera semplicistica e a volte maliziosa deposito dello Champagne. Di seguito sono chiarite alcune imprecisioni che rischiano di alimentare una narrazione propagandistica dannosa per il dibattito pubblico.
Il contesto geografico francese
Il deposito francese di trova nella Provincia dell’Aube, provincia della regione dello Champagne, le vigne da cui si producono i famosi vini si trovano intorno alla città di Reims, la quale dista circa 200km dal sito di smaltimento dei rifiuti radioattivi. Per comprendere meglio l’attuale narrazione propagandistica è come se realizzassero il deposito di scorie a Frosinone ed iniziassero a chiamarlo deposito del Lazio, è chiaro che le ripercussioni sia ambientali che sociali che economiche non si possano avere a Viterbo, pur essendo i due luoghi nella stessa Regione. Infatti, i Francesi se ne guardano da chiamarlo deposito dello Champagne e giustamente lo chiamano deposito dell’Aube.
La scelta energetica della Francia
La Francia ha scelto da tempo di investire nelle centrali nucleari, attualmente operative, e dunque non ha l’urgenza di stoccare definitivamente scorie di alta attività. In Italia, invece, senza centrali nucleari attive, si prevede di costruire un deposito nazionale che ospiterebbe anche rifiuti ad alta attività, creando una situazione completamente diversa, che rende inappropriato qualsiasi paragone con il contesto francese.
L’impatto demografico
Il deposito dell’Aube si trova in un’area scarsamente abitata, con circa 4.000 abitanti nel raggio di 10 km. Se il deposito fosse realizzato, ad esempio, a Corchiano, nel raggio di 10 km si troverebbero circa 80.000 persone. Una densità abitativa così elevata comporterebbe rischi ben maggiori, sia in termini di sicurezza che di gestione.
L’impatto sul territorio
Il deposito dell’Aube è stato costruito in una foresta di querce su un’area demaniale, senza sottrarre terra ad attività economiche o agricole. In Italia, invece, si ipotizza la costruzione su aree agricole di pregio, coltivate da aziende agricole eccellenti, causando un danno economico incalcolabile al settore primario e al tessuto sociale.
La tipologia di rifiuti
Il deposito dell’Aube, che la propaganda definisce dello Champagne, contiene solo rifiuti a bassa e molto bassa attività. Quello che potrebbe finire sul nostro territorio, invece, conterrà in superficie, per un periodo temporaneo di lunga durata, anche 17000 metricubi di scorie ad alta attività. Questi rifiuti pericolosi per oltre 20000 anni sono, secondo le norme internazionali, destinati ad essere sprofondati nelle viscere della terra e invece qui in Italia abbiamo scelto di parcheggiarli per almeno 100 anni in un luogo abitato nell’attesa che le prossime generazioni se ne occupino.
Attenzione alla propaganda!
Invitiamo a evitare paragoni semplicistici che non tengono conto delle reali differenze tra i due contesti. La localizzazione del Deposito Nazionale è una scelta che deve basarsi su criteri oggettivi di sicurezza, tutela del territorio e rispetto delle comunità locali. Il nostro futuro e quello delle generazioni a venire dipendono da decisioni ponderate e trasparenti e da una comunicazione corretta ed aderente alla realtà
Rodolfo Ridolfi
Presidente Comitato per la salvaguardia del territorio di Corchiano e della Tuscia