RIMINI – Una mattinata di tensione si è trasformata in un’amara esperienza per Roberto Fabio Prestigiacomo e suo figlio tredicenne, in vacanza a Rimini come ormai da tre anni. Il motivo del diverbio? Un telo da mare steso sulla battigia, l’area di 20 metri riservata esclusivamente al transito, come previsto dall’articolo 2 dell’Ordinanza balneare 2025 del Comune di Rimini.
Il 10 giugno, Prestigiacomo, ferroviere originario di Viterbo, si trovava con il figlio presso lo stabilimento balneare 50 a Rimini Sud. “Mio figlio ha disabilità cognitive certificate e non riesce a restare fermo a lungo. Di solito andiamo in spiaggia solo per fargli fare il bagno, poi ci spostiamo per altre attività”, racconta il padre. Quel giorno, come sempre, aveva appoggiato un telo a terra e attendeva in piedi l’uscita del ragazzo dall’acqua.
A quel punto, riferisce, un collaboratore dello stabilimento si è avvicinato intimando di lasciare immediatamente la battigia. “Mi ha parlato con modi sgarbati, dicendo che lì non potevamo sostare. Io ho ribattuto che non aveva l’autorità per allontanarmi e ho detto che avrei atteso la Guardia Costiera, se fosse stato necessario. Ho cercato anche eventuali cartelli informativi, ma non ho trovato riferimenti normativi chiari”, prosegue Prestigiacomo.
Il confronto si è protratto a lungo, fino a quando il turista ha annunciato la volontà di presentare un esposto, concludendo così lo scontro. “È stato umiliante – commenta – soprattutto davanti a mio figlio, che ha reagito male alla tensione. Ho informato la polizia locale e presentato un esposto orale”.
Dal lato dello stabilimento, arriva la replica della rappresentante legale della società “Le Spiagge”, che gestisce lo stabilimento n. 50: “Non ero presente, ma posso assicurare che non è nostra abitudine trattare male i clienti. Ci limitiamo a far rispettare le regole stabilite dall’Ordinanza comunale”.
La vicenda ha avuto conseguenze amare. “Non tornerò mai più a Rimini – conclude Prestigiacomo –. La mia famiglia non merita di essere trattata con prepotenza. Invitarci ad andare nelle spiagge libere è irragionevole: per un ragazzo con disabilità non è facile raggiungerle sotto il sole cocente, solo per un bagno”.