Terni: nel silenzio generale riparte l’inceneritore

I sindaci passano, gli inceneritori restano – Sarà che non c’è più un sindaco e una maggioranza da attaccare ma l’inceneritore è stato riacceso da una mese e non si sono registrate prese di posizione da parte di comitati e ambientalisti vari

TERNI – Nel silenzio generale il 24 gennaio scorso è stato riacceso l’inceneritore Terni Biomassa di Maratta, di proprietà della Tozzi Holding di Ravenna. Che ha seguito tutte le prescrizioni vergate nell’autorizzazione di impatto ambientale rilasciata nel marzo scorso dalla Regione, mettendosi così in regola.

 

«Abbiamo terminato le installazioni richieste dalla Regione e dalla nuova autorizzazione ambientale – dice il manager della Tozzi holding Giacomo Palermo – cosa che ha permesso di riavviare l’inceneritore, per ora bruciamo due tonnellate e mezzo all’ora di pulp di cartiera (circa la metà di quanto autorizzato), ma da metà marzo contiamo di raggiungere i livelli che ci sono consentiti: circa cinque tonnellate».

 

Per venire incontro a tutte le prescrizioni la Tozzi Holding di Ravenna ha dovuto mettere mano al portafogli con investimenti sostanziosi: «Sono stati fatti forti investimenti – dice il manager – e siamo in grado di rispondere ad ogni prescrizione; il sistema di monitoraggio delle emissioni atmosferiche è davvero molto sofisticato e posso dire tranquillamente che è il migliore d’Italia e forse del mondo. Abbiamo installato anche il nuovo sistema di trattamento delle acque e un nuovo generatore che permette di mantenere attivi tutti gli impianti anche nelle fasi di eventuali black out della rete pubblica».

L’impianto era stato chiuso nel maggio del 2016 dopo che erano state riscontrate una serie di irregolarità ambientali in seguito ad una serie di controlli di Arpa e dei carabinieri del Noe. Solo nel marzo del 2017, dopo un lungo iter burocratico, è stata rilasciata l’autorizzazione integrata ambientale con la Regione che aveva disposto uno approfondito studio epidemiologico sulla conca ternana (coordinato dall’Asl), che avrebbe dovrebbe valutare il rischio sanitario specifico legato alle fonti prevalenti di emissioni degli impianti di incenerimento. Studio che doveva essere concluso entro novanta giorni ma che di fatto non è stato ancora avviato.

 

Il Comune di Terni, poche settimane dopo il provvedimento della Regione, ha presentato un ricorso al Tar contro il rilascio della nuova autorizzazione ambientale. Durante l’ultima udienza a Perugia è intervenuto il sindaco, ora dimissionario, Leopoldo Di Girolamo: «Senza entrare nei contenuti di quanto accaduto e tanto meno volere anticipare alcuna conclusione – ha detto – è innegabile che lo studio epidemiologico sia sempre di più elemento centrale in una vicenda incentrata sulla tutela dell’ambiente e della salute di questa città e che vede l’amministrazione comunale in prima linea su questo fronte». È stato un estremo e vano tentativo di neutralizzare l’Aia arrivata dopo sei conferenze di servizio e a una lunghissima scia di polemiche. Culminate con una manifestazione di protesta organizzata dal comitato “No inceneritori” che ha portato in piazza quasi seimila cittadini che hanno detto no all’impianto ma anche sì ad una nuova e incisiva politica ambientale da parte dei Comune e Regione contro l’inquinamento che tormenta da sempre la conca ternana. Un’autorizzazione che ha comunque tutta una serie di paletti e prescrizioni disegnate da tecnici dell’Asl e dell’Arpa. Che impongono nuovi limiti per le emissioni.
Prescrizioni seguite da Terni Biomassa, che ora ha tutte le carte in regola per poter incenerire il pulp di cartiera. (Il Messaggero.it)