Viterbo – Il culto del Santissimo Salvatore e la processione oggi in città

VITERBO – Torna oggi, sabato 13 maggio alle ore 18, per le vie del centro la solenne processione del SS. Salvatore. Per l’occasione il comando di polizia locale ha emanato l’apposita ordinanza (n. 299 del 9-5-2023) con alcuni provvedimenti riguardanti il traffico veicolare, in alcune piazze e vie del centro storico. Tra questi, si segnala il divieto di circolazione e di sosta con rimozione forzata, a partire dalle ore 7,30 e fino al termine della manifestazione, in piazza Santa Maria Nuova, al fine di consentire l’allestimento del carro e degli addobbi della piazza stessa. Sarà istituito inoltre il divieto di sosta con rimozione forzata a partire dalle ore 15 in piazza Santa Maria Nuova, piazza Don Mario Gargiuli, via Cardinal La Fontaine (nel tratto compreso da via San Lorenzo e via San Carluccio), via Macel Maggiore, piazza San Carluccio, via e piazza San Pellegrino, via San Pietro (da via San Pellegrino a via Cardinal La Fontaine), via San Leonardo, via del Meone, via Garibaldi (da via del Meone a piazza Fontana Grande), via Cavour, piazza del Plebiscito, via San Lorenzo (da piazza del Plebiscito a piazza della Morte esclusa).

A partire dalle ore 17,45, durante la sfilata del corteo storico rievocativo delle corporazioni delle arti e dei mestieri che partirà da via San Pellegrino, potranno verificarsi interruzioni e deviazioni lungo il seguente percorso: via San Pellegrino, piazza San Carluccio, via Macel Maggiore, via Cardinal La Fontaine, via San Lorenzo, via Zazzera, piazza Don Mario Gargiuli, piazza Santa Maria Nuova. Interruzioni e deviazioni potranno verificarsi inoltre dalle ore 18 e per tutta la durata della manifestazione religiosa, lungo il seguente percorso: piazza Santa Maria Nuova, piazza Don Mario Gargiuli, via Cardinal La Fontaine, via Macel Maggiore, piazza San Carluccio, via e piazza San Pellegrino, via San Pietro (da via San Pellegrino a via Cardinal La Fontaine), via San Leonardo, via del Meone, via Garibaldi (da via del Meone a piazza Fontana Grande), piazza Fontana Grande, via Cavour, piazza del Plebiscito, via San Lorenzo (da piazza del Plebiscito a piazza della Morte esclusa), via Cardinal La Fontaine, piazza Don Mario Gargiuli, piazza Santa Maria Nuova. La versione integrale dell’ordinanza è consultabile sul sito istituzionale www.comune.viterbo.it alla sezione albo pretorio.

La devozione per il Santissimo Salvatore 

Due bifolchi nel marzo 1283 aravano un campo in località Chirichera, dovettero interrompere il lavoro perché i buoi si fermarono e, sebbene pungolati e bastonati, non vollero saperne di procedere; anzi si inginocchiarono. Scavando con le zappe, gli aratori rinvennero una cassa di pietra al cui interno fu trovata una stupenda immagine del Salvatore, un trittico in cuoio su tavola di scuola romana, probabilmente degli inizi del sec. XIII, di stile bizantino (tanto da indurre a ritenerla del V o VI secolo), verosimilmente copia dell’immagine del Salvatore custodita in Laterano. Numerose supposizioni sono state fatte sui motivi per cui l’icona era stata sotterrata alla Chirichera, ma il ritrovamento, anche per le straordinarie modalità con cui era avvenuto, suscitò grande scalpore ed emozione nella popolazione.
Sei  preti di  S. Maria  Nuova  andarono  a prendere l’immagine per portarla  in  città; presso Faul l’attendevano tutto il Clero e i rappresentanti del Comune e processionalmente venne portata a S. Maria Nuova, che non solo –come si è detto- era la Chiesa ove il Comune custodiva i propri atti, ma era anche la sede dell’Arte dei Bifolchi, una delle più cospicue del tempo. Nella Chiesa venne eretta una Cappella e in un tempietto marmoreo fu collocata l’immagine miracolosa. La solenne processione  prevedeva il rigoroso ordine che le Arti dovevano rispettare nella sfilata: era aperta dall’Arte dei Bifolchi, artefici del ritrovamento, con il loro vessillo, seguita dal clero cittadino, dal podestà, dagli otto del popolo, dal prefetto, dai nobili, giudici, medici e notai, tutti paludati in ricche vesti; venivano poi, con le rispettive insegne, le Arti dei Mercanti, Speziali, Fabbri, Calzolari, Macellari e Pesciaroli, Falegnami, Funari, Lanaroli, Sartori, Pellai, Osti e Tavernieri, Ortolani, Molinari, Pecorari, Muratori e Scalpellini, Tessitori, Fruttaroli, Barbieri, Vasai, Legnaioli, recando ciascuna un cero il cui peso era puntualmente prescritto nei rispettivi statuti e che veniva poi donato alla Chiesa.