(CIAK Magazine) – Cult natalizio per eccellenza della tv italiana, Una Poltrona per Due, di John Landis interpretato da Dan Aykroyd, Eddie Murphy e Jamie Lee Curtis. Il film è uscito nelle sale cinematografiche statunitensi l’8 giugno 1983, mentre in quelle italiane il 19 gennaio 1984
UNA TRADIZIONE PER MOLTI ITALIANI
Data l’ambientazione della pellicola, col tempo è diventato uno dei film più visti dagli italiani durante le festività natalizie e per molti è una tradizione importante da rispettare durante la cena della Vigilia di Natale. Tutto è iniziato il 26 dicembre 1989 con la prima messa in onda su Italia 1 per poi ritornare il 25 dicembre del 1996 e il 28 dicembre del 1997. Il 24 dicembre del 1998 inizia la tradizione per tre anni fino al 24 dicembre del 2000. Nel 2001 invece il film viene trasmesso la sera del 25 dicembre, nel 2002 salta, nel 2003 torna prima delle Feste.
Il 2004 sembra essere l’anno buono per ripristinarlo alle 21 su Italia 1 ma nel 2005 la rete Mediaset non lo manda in onda scatenando sui social valanghe di proteste. Dal 2008, tranne che nel 2011, la programmazione diventa regolare. Nel 2022 ha raccolto un netto di 1.948.000 telespettatori, share 14,16%.
(Il Fatto quotidiano) Puntuale come il Natale, per l’ennesima volta di fila, il film cult del 1983 verrà trasmesso su Italia 1 la sera della vigilia. E’ dal 2005 che la pellicola diretta da John Landis viene programmata sulle reti Mediaset il 24 di dicembre
Come ogni Natale ecco Una poltrona per due. Questa sera su Italia 1 alle 21.45 c’è il classico “italiano” per le feste. E sarà probabilmente la ventesettesima volta che accade. Il film di John Landis del 1983 sembra quindi aver soppiantato nei gusti natalizi dei film dal “buon cuore” La vita è meravigliosa (1946) di Frank Capra. Guarda caso film in cui si ribaltano le gerarchie sociali ed economiche, in cui si ragiona attorno ad una redistribuzione egualitaria dei redditi. Una poltrona per due, come scrivemmo poche settimane fa quando uscì per tre giorni al cinema (9-10-11 dicembre) è una commedia così baldanzosa e vorticosa nel ritmo, così spudoratamente divertente nel rappresentare l’odiosità dei ricchi e la semplicità dei poveri, che non se ne fanno più da tempo.
Guardandola dall’ottica italiana, Una poltrona per due poteva essere un’idea, un plot, alla Risi o alla Monicelli. I due anziani miliardari wasp della costa est, i fratelli Duke (Don Ameche e Ralph Bellamy), scommettono un dollaro (!) su uno scambio forzato di persona per confermare o meno i loro due differenti assunti filosofici: l’ambiente crea e fa l’uomo (socialismo, vi dice qualcosa?) o è il talento di ciascuno a creare la propria fortuna (iperliberismo please). Le vittime dell’esperimento “scientifico” sono il loro pupillo, l’altezzoso, bianco broker Louis Winthorpe III (Dan Aykroyd) e il mendicante guascone finto storpio nero Billie Ray Valentine (Eddie Murphy). I due vecchietti sono deliziosamente perfidi e disumani nello spogliare Louis dai soldi agli affetti, come di far piovere improvvisamente addosso tutto il suo ben di dio, compreso maggiordomo e Jacuzzi, su Billie Ray. Landis a suo agio con robusti ed estremi stereotipi (i neri, i nazi, i bianchi snob, i dropout) si ispira ironicamente alla poetica di Capra e Preston Sturges, ma fa qualcosa di più. Impone, proprio nella fraternità impossibile tra Louis e Billie Ray, la prostituta Ofelia (Jamie Lee Curtis) e il maggiordomo Coleman (Denholm Elliott), una soluzione molto comunitaria modello New Deal: distrugge i potenti sfruttatori criminali in Borsa (oggi sono e sarebbero drammaturgicamente venerati maestri di vita ndr) e mostrare la gioiosità della convivenza senza distinzioni classiste.
Poi è chiaro Una poltrona per due può essere studiato anche solo per come un regista, autore, creatore come John Landis – mai troppo esaltato per il grande genio che è (stato) – faccia respirare nei suoi film (The Blues Brothers, Un lupo mannaro americano a Londra) un’aria di totale libertà compositiva, di giocosa distruttività di tempi, spazi, certezze narrative. Recentemente abbiamo scoperto che in pieno delirio cancel culture la scena in cui l’infido uomo dei Duke, colui che attua il piano di trasformazione delle vite di Louis e Billie Ray, corrompendo addirittura le forze dell’ordine, viene incastrato e punito da due protagonisti finendo rinchiuso una gabbia dove un ubriaco gorilla (con il costume e mascherone finto ed esibito come tale) lo sodomizza, è stata contestata come offensiva verso la comunità Lgbtq+. Idem per Aykroyd travestito da giamaicano con lucido da scarpe nero in viso e dreadlocks mancante di sensibilità verso la comunità afroamericana. Difficile capire se chi rivaluta ogni due per tre il passato decontestualizzando dettagli e senso del presente dell’epoca sia capace di studiare il significato culturale e simbolico di determinate scelte narrative senza far sentire in colpa chi ne ride e le apprezza. A questi moralisti il Landis dell’epoca avrebbe fatto una sonora pernacchia.