Albano Laziale – Rifiuti: La Procura Velletri dissequestra discarica Roncigliano. Di chi sono le colpe negli iter autorizzativi?

Ecco le conseguenze dei mancati controlli degli uffici regionali. Consoli (e chi l’ha preceduto) non aveva mai chiesto la garanzia post mortem alla Ecoambiente. Come non si era minimamente interessato, prima del 25 gennaio 2022, dell’interdittiva antimafia. Lo ha fatto solo dopo il nostro articolo

ROMA – La Procura di Velletri ha disposto il dissequestro della discarica di Roncigliano, nella zona di Albano Laziale.

La società “ha infatti adempiuto, per la parte di sua competenza, al deposito di idonee garanzie finanziarie previste per la cosiddetta gestione ‘post mortem dell’impianto’ – spiega il procuratore in una nota – della durata di 30 anni una volta cessata la attuale fase di gestione corrente. L’intervenuta regolarizzazione, realizzata mediante costituzione di un deposito bancario vincolato ed a disposizione della Regione Lazio per future esigenze di salvaguardia ambientale del sito, ha inciso positivamente sull’osservanza delle condizioni di efficacia dell’Autorizzazione Integrata Ambientale a suo tempo rilasciata e ha di conseguenza rimosso quella situazione di ritenuta illiceità che aveva imposto, in data 11 marzo 2022, l’apposizione del vincolo di cautela reale“.

All’indomani dell’11 marzo 2022, giorno del sequestro della Procura di Velletri, la nostra redazione aveva scritto “Maggioranza governata da Zingaretti nel caos.  Dopo il sequestro preventivo della discarica di Roncigliano (Albano Laziale) disposto dal GIP del Tribunale di Velletri, ancora nessuno nella giunta regionale ha spiegato come sia stato possibile non accorgersi (o comunque non eccepire) dell’assenza di un presupposto essenziale di efficacia della prescritta autorizzazione regionale, rappresentato dalle garanzie finanziarie previste per la c.d. gestione post mortem”.

A distanza di tre mesi il dubbio resta. Anzi. La Procura di Velletri ha di nuovo ribadito che la presentazione “tardiva” delle garanzie finanziarie “ha inciso positivamente sull’osservanza delle condizioni di efficacia dell’Autorizzazione Integrata Ambientale a suo tempo rilasciata e ha di conseguenza rimosso quella situazione di ritenuta illiceità”-

Quindi l’AIA rilasciata dalla regione Lazio era inefficace, illecita. E solo l’intervento della Procura ha permesso di rimuovere queste gravissime anomalie.

Ci chiediamo, però, come poteva la regione Lazio ritenere efficace l’AIA rilasciata?

Come è stato possibile per i dirigenti regionali ritenere valida l’autorizzazione per la discarica di Roncigliano, dopo il primo via libera della Raggi nell’estate del 2021 e la proroga disposta da Gualtieri a gennaio 2022, in assenza di documenti e requisiti essenziali?

Raggi e Gualtieri hanno agito in buona fede. Mai avrebbero immaginato che dagli uffici della Giunta regionale si sorvolasse su requisiti così importanti per una autorizzazione.

Come si può far finta di niente ancora una volta?

Il direttore Vito Consoli non ha revocato le autorizzazioni (anzi, invece di revocare ha avviato la revisione dell’AIA), ma, sembra, non ha neanche fatto una verifica sulle stesse. Bastava chiedere le garanzie a Ecoambiente e la Procura non avrebbe sequestrato l’impianto. Invece, l’ignara società (a cui queste garanzie non sarebbero mai state chieste) ha operato in buona fede fino a quando ha potuto, salvo poi vedersi sequestrare l’impianto. E sanare, a distanza di quasi tre mesi, l’illeceità venutasi a creare senza colpa. Perché da via Cristoforo Colombo nessuno si è mai chiesto se le autorizzazioni della discarica di Albano fossero a posto?

Inoltre, nessuno si è mai chiesto se ci fosse una interdittiva antimafia sulla discarica e sulla società proprietaria del sito. E se fossero legittime le volture. Anche qui Consoli ha chiesto un parere all’Avvocatura regionale soltanto in data 25 gennaio 2022, successivo, quindi, al clamore mediatico provocato dal nostro articolo del 13 gennaio e la seduta della Commissione Trasparenza del 21 gennaio. E il parere dell’Avvocatura non è stato tenere nei confronti degli Uffici regionali. Chiaro il tentativo di aggirare l’interdittiva. Ma anche in questo caso sembra sia calato il silenzio. Come spesso accade quando alcuni uffici non controllano a dovere atti di fondamentale importanza.

Se la Procura deve intervenire per rimuovere l’illeceità della mancanza di un presupposto essenziale delle autorizzazioni della discarica di Albano, se altri devono intervenire per segnalare che si è aggirata un’interdittiva antimafia, qualcuno, a cominciare dal Presidente Zingaretti, dagli assessori Valeriani e Lombardi, per finire al Direttore Generale D’Ercole, si dovrebbe cominciare a chiedere cosa stia succedendo a via Crtistoforo Colombo 212. Una volta una distrazione può capitare ma errare humanum est, perseverare autem diabolicum.

Non si può continuare a fare finta di niente.