Il futuro politico post-Berlusconi. Ce ne parla Luigi Di Gregorio, esperto di comunicazione politica

VITERBO – La scomparsa di Berlusconi, il futuro politico dell’Italia, le sorti del Governo: ecco il punto di vista di Luigi Di Gregorio, tra i più autorevoli esperti di comunicazione politica a livello nazionale e professore all’Università della Tuscia.

La scomparsa di Berlusconi quali ripercussioni avrà secondo lei sulla compattezza del Governo?

Nel breve termine direi nessuna conseguenza.

Credo che fino al primo test elettorale di ampia portata – ossia le elezioni europee che avverranno tra un anno circa – Forza Italia continuerà a sopravvivere e, al suo interno, non vedo alcuna convenienza a mettere in discussione la tenuta del governo. Se alle elezioni europee il partito fondato da Berlusconi dovesse avere un crollo di consenso tale da non farlo arrivare alla soglia del 4%, allora verosimilmente si aprirebbe una fase critica che potrebbe coinvolgere anche la tenuta della maggioranza di governo. In ogni caso, nel mentre, non possiamo escludere che comincino manovre “sotterranee” per provare a stabilizzare la maggioranza da qui a un anno.

Nel medio-lungo periodo, invece, è difficile immaginare che Forza Italia riesca a trovare un erede interno a Berlusconi e quindi immagino un graduale “spegnimento” del partito, che non a caso è considerato il primo “partito personale” d’Italia.

Quale leader rappresenta l’erede naturale di Berlusconi?

Berlusconi è colui che più di tutti ha creato e unito il “popolo del centrodestra” e spesso quel popolo è stato ancora più unito e coeso dei partiti che hanno dato vita alla coalizione. Sotto questo profilo, Berlusconi ha già avuto due eredi: Salvini tra il 2015 e il 2019 e Meloni da fine 2021 a oggi.

Voglio dire che, all’interno dell’area di centrodestra, è avvenuto un travaso di voti graduale ma costante e cospicuo, prima verso la Lega di Salvini (fino al famoso 34,9% delle europee 2019) e in seguito verso Fratelli d’Italia che oggi è accreditato di un 30% potenziale nei sondaggi. I numeri, il momento storico in cui è avvenuta la morte di Berlusconi e il lavoro di riposizionamento del partito avviato da Giorgia Meloni verso un grande partito conservatore e verso una possibile alleanza europea col PPE, ci dicono che l’erede, ad oggi, è lei. E lo sarà senza alternative, finché manterrà un livello di fiducia e credibilità elevati.

Che ruolo potrà rivestire Renzi nella futura compagine politica che si andrà delineando?

Renzi è sicuramente interessato alle eventuali “spoglie” di Forza Italia; allo stesso modo, una quota degli eletti di Forza Italia potrebbe guardare con interesse a Renzi. Tuttavia, faccio tre considerazioni: 1) passare con Renzi in vista delle elezioni europee sarebbe un salto nel buio, anche in virtù della soglia del 4% per accedere ai seggi.

Oggi Italia Viva ha numeri molto a rischio sotto quel profilo; 2) la credibilità e la fiducia in Matteo Renzi è da tempo molto bassa e ha numeri costanti, non oscilla; viceversa, Giorgia Meloni continua a mantenere numeri molto alti sugli stessi indicatori; 3) come ho detto prima, il popolo di centrodestra è un popolo storicamente abbastanza compatto, che ha sempre creduto alla “scelta di campo” come la chiamò Berlusconi.

È molto difficile che tra un leader di centrodestra e un ex segretario del Pd, quel popolo preferisca votare per quest’ultimo.

S.T.