Regione Lazio – La Lombardi e quelle “ombre” sulle elezioni M5s. Andrà a processo per aver diffamato la collega De Vito

ROMA – Roberta Lombardi, dal 2021 al 2023 assessore alla transizione ecologica e digitale della regione Lazio, nonché consigliere regionale del Movimento 5 Stelle alla Regione Lazio già deputata prima capogruppo del M5S alla Camera dei deputati, andrà a processo per alcune frasi rivolte all’indirizzo dell’ex consigliere nel Lazio Francesca De Vito in una chat del Movimento 5 Stelle.

L’ex deputata e assessore alla Transizione ecologica nella giunta Zingaretti, nel 2020, secondo quanto depositato nell’atto di citazione in un gruppo online aperto a 160 iscritti, accusò la De Vito di aver provato a truccare le elezioni dei rappresentanti territoriali M5S “mandando diverse mail da diversi account”. Da qui la decisione da parte dell’ex consigliera pentastellata di querelare la Lombardi. Nei confronti della politica, accusata di diffamazione, è stato emesso decreto di citazione diretta a giudizio, con udienza pre-dibattimentale fissata per il prossimo aprile davanti al giudice monocratico. Sarà quindi il Tribunale che dovrà valutare se sussistono i presupposti per il giudizio dibattimentale.

“Sono una persona avveduta e ho dichiarato quello che ho dichiarato dopo essere stata avvisata nella mia veste di organizzatrice degli Stati Generali 2020 da chi gestiva il sistema informatico di votazioni”, ha rimarcato l’ex deputata M5S ed ex assessore nel Lazio. Di più. “In tribunale porterò i testimoni e le prove di tentativi di alterazioni di un voto democratico”, annuncia l’ex assessore alla Transizione ecologica della giunta Zingaretti.

Non è la prima volta che la Lombardi si scontra con gli ex “amici“ pentastellati. Nel 2016 aveva infatti presentato un esposto querela contro Raffaele Marra, fedelissimo del sindaco di Roma Virginia Raggi, arrestato per corruzione per i suoi presunti affari con l’immobiliarista Sergio Scarpellini. L’ex deputata grillina aveva anche espresso dubbi “sulla legittimità di Marra a coprire ruoli dirigenziali in Campidoglio, ipotizzando che il concorso a cui partecipò nel 2006 fu caratterizzato da un “quadro inquietante di collusioni e favori”. Ora l’ultimo scontro tra quello che rimane del movimento pentastellato di Grillo nel Lazio.