Viterbo e la sua storia – La Torre dei Priori o dei Monaldeschi, detta Torre Civica

La torre, forse la più nota della città di Viterbo, ha una lunghissima storia centenaria che non tutti conoscono

VITERBO – Il capoluogo della Tuscia, grande centro di potere in epoca medievale, tanto da convincere i papi a trasferirvi temporaneamente la propria sede, è ricordata anche per essere stata una delle città dotate di più torri.

Sarebbero state addirittura 197, così come viene riportato da numerosi storici. Un numero elevatissimo, considerando in particolare il fatto che solo le famiglie più potenti avevano potenza e fondi sufficienti per edificarne.

Sta di fatto che a Viterbo vi è un antico detto che affonda il suo significato nelle leggende locali: “Viterbo è la città delle cento chiese, delle cento fontane e delle cento torri“.

Tra queste, vi è ovviamente la Torre dei Priori, o dei Monaldeschi, antica famiglia italiana forse di origine francese e dal grande potere, che si radicò nella città di Orvieto e nei territori circostanti, fino a Viterbo.

Oggi la conosciamo anche come Torre Civica, e la struttura – dopo moltissimi anni – tornerà presto visitabile grazie all’approvazione di un progetto di riqualificazione approvato nel febbraio 2025.

Come viene ricordato dagli storici, la torre come la conosciamo fu edificata nel 1489. Tuttavia, presumibilmente, fu eretta sulla base di una struttura simile, appartenente anch’essa al Palazzo del Podestà, palazzo che ancora oggi domina Piazza del Plebiscito e che ospita uffici comunali e del sindaco di Viterbo.

Nel ‘400, la struttura era così importante per la città che il mastro Giacomo Del Vecchio di Niccola, originario di Benevento, vi installò uno dei primi orologi pubblici che battesse le ore. Le fonti storiche, addirittura, riportano che a Roma ne fu installato uno simile solo pochi anni prima, nel 1412.

L’orologio della Torre dei Priori, quadrante che si affaccia verso Via Roma e Piazza delle Erbe

Il famoso crollo, riportato dalle cronache storiche, avvenne invece nel 1487. Dalle fonti, emerge che l’incidente si verificò “in un’ora di notte” provocando ingenti danni a tutta l’area circostante, in particolar modo al Palazzo del Podestà.

La ricostruzione avvenne poi nel 1489. I priori avevano incaricato tale Matteo di Maestro Paulo “per ricoprire la torre del nostro palazzo e per tirar su la campana”. Per dare maggiore sfarzo e possenza alla struttura, fu commissionata anche la realizzazione di una pittura a graffito sul lato che si affaccia alla sottostante Piazza del Plebiscito.

Le fonti storiche, successivamente, datano tra il 1562 e il 1565 alcuni lavori di restauro all’orologio della torre, tra questi anche la realizzazione di un altro quadrante, stavolta affacciato in direzione di Piazza delle Erbe.

Più tardi ancora, nel 1633, lo scalpellino Antonio Pieruzzi realizzò il cornicione che corona la sommità della Torre dei Priori.

Nel 1798, invece, le fonti storiche riportano l’ultimo rintocco della storica campana, posizionata nel 1488. Avvenne quando i viterbesi si opposero alle truppe francesi che attaccavano la città di Viterbo, costringendola alla resa. Tra le condizioni imposte dai vincitori vi fu proprio quella di “deporre” la campana che nel 1816 venne venduta al Convento di Santa Maria in Gradi e che oggi è conservata presso il Museo Civico Rossi Danielli di Piazza Crispi.

Al suo posto, nel 1815, prese poi posto la campana più grande proveniente dalla Chiesa di Santa Maria della Verità, dopo approvazione del Governo provvisorio pontificio. A trasportarla e montarla se ne occupò il mastro ferraio viterbese Vincenzo Celestini, che realizzò anche l’armatura ferrea che la sorregge.

Nel 1824 un fulmine colpì la torre, danneggiando gravemente l’orologio e parte dei locali sottostanti. L’orologio, poi, venne più volte riparato e lavorato nei suoi quadranti.

Un ulteriore dettaglio interessante, legato alla storia della torre, emerge nel 1833, quando in occasione delle feste per la donazione da parte di papa Gregorio XVI del corpo di San Crescenziano martire, fu montata una pagoda cinese sulla sommità della torre.

La campana grande, accompagnata da una più piccola, rimase in sede fino al 1921, quando si spaccò dopo aver chiamato alle armi i viterbesi per un’incursione fascista. Venne rifusa nel 1927, benedetta, e poi ricollocata nell’anno successivo.

Il 29 gennaio del 1950, le campane – donate dalla città “alla Patria” durante il periodo bellico – furono sostituite con delle nuove provenienti da Napoli e installate sulla torre dalla ditta edile Mancinelli. Ulteriori lavori, stavolta di restauro e consolidamento della torre stessa, avvennero nei primi anni del 1980 e furono eseguiti dalla ditta Ciorba.

Ancora oggi, nel 2025, i lavori sulla torre proseguono e si avvicina il momento della sua apertura al pubblico. Un’operazione approvata in prima fase dal sindaco Giovanni Arena nel novembre del 2020, su proposta del consigliere Massimo Erbetti e resa possibile grazie a fondi provenienti dal progetto Fesr della Regione Lazio. Il progetto esecutivo è stato poi aggiornato e approvato nel febbraio del 2025 dalla giunta guidata dalla sindaca Chiara Frontini.

Gran parte dei dettagli soprascritti sono provenienti dal libro L’illustrissima Città di Viterbo, di Mauro Galeotti.

la Torre dei Priori vista da Piazza del Plebiscito (del Comune)